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Veglia Pasquale "in Resurrectione Domini" alla Christiana Fraternitas

"Questa notte è solare e splendente, perché attraverso il fatto della risurrezione della carne di Cristo ci mostra che il mondo, la vita è molto di più di quello che abbiamo finora pensato e che, per questo, ha ancora infinite risorse di stupore". Sono le parole tratte dall'omelia dell'Abate dom Antonio per la Celebrazione della veglia pasquale 2024.

La Settimana Santa ha avuto come tema: "Il Mistero della Passione nella Persona"; nella Celebrazione in Cœna Domini dalla meditazione è stato trattato il tema la corporeità, in quella della Passione Domini si è tratto il tema dell’affettività e la volitività, con la veglia pasquale, davanti al mistero della redenzione si è coinvolta la dimensione intellettiva. Così il percorso si è completato favorendo la comprensione che il mistero della morte e risurrezione di Cristo è qualcosa che riguarda interamente, riguarda integralmente la persona.

Alla Christiana Fraternitas, presso la Cappella "Santi Benedetto e Scolastica" alle ore 22.30, si è tenuta la Celebrazione Capitolare Ecumenica della Parola in Resurrectione Domini. Naturalmente non è mancata la liturgia del fuoco, del cero e dell'acqua.



Qui sotto il testo integrale dell'omelia del nostro

Reverendissimo Padre Abate dom Antonio Perrella



Testo di riferimento Mc 16, 1-7;


Gioisca la terra inondata da così grande splendore:

la luce del Re eterno

ha vinto le tenebre del mondo.

Gioisca la madre Chiesa,

splendente della gloria del suo Signore…


Con queste parole solenni e gioiose tratte dell’exultet abbiamo accolto la luce del Signore risorto!


Carissimi fratelli e sorelle, in questo Triduo santo abbiamo anzitutto seguito Gesù nell’ora della sua sofferenza ed ora lo seguiamo nell’ora dell’eterna sua gloria. Però, in questo Triduo santo ci siamo anche sforzati di comprendere al meglio il significato della sua passione. Abbiamo visto che essa non si riduce a malapena a quella fisica, perché il Signore ha scelto di soffrire nella totalità della sua persona ed in tutte le dimensioni della sua personalità.


Abbiamo visto che egli ha sofferto nel suo corpo, ma ha sofferto anche nel suo cuore, nei suoi affetti. Lo abbiamo accompagnato nella sua lotta con il Padre e la sua terribile volontà e lo abbiamo seguito nella sua scelta definitiva e decisa. Lo abbiamo contemplato nella solitudine del suo cuore, nell’affanno dell’essere tradito, nella vergogna di essere rinnegato dai suoi e rigettato da coloro che aveva amato e per i quali era venuto. Lo abbiamo visto compiere lo sforzo di unire il suo desiderio ed il suo volere. In una parola, abbiamo assistito al dramma inimmaginabile della sua esistenza e della sua passione a tutto tondo. E abbiamo ben compreso che quella passione riguarda tutti noi, come d’altronde tutti noi riguarda la sua redenzione. Si, il dolore e le malattie del corpo, la sofferenza del cuore, i desideri, gli affetti e la volontà come anche la morte sono la passione dell’umanità che Dio ha voluto condividere con noi. Ma questa notte, da oltre duemila anni, ci annuncia la realtà che Dio è andato oltre: da questa passione ci ha voluto tirare fuori con la Risurrezione del suo Figlio per darci vita eterna, senza passione, nella gloria del suo cospetto.


In questa notte radiosa dobbiamo comprendere allora in pienezza il solare splendore della risurrezione di Gesù Cristo. Nella Celebrazione in Cœna Domini dalla meditazione abbiamo trattato il tema la corporeità, ieri con la Celebrazione in Passione Domini abbiamo tratto il tema dell’affettività e la volitività, in questa notte davanti al mistero della Grazia della redenzione coinvolgeremo invece l’intelletto. Così si completerà il nostro percorso favorendo la comprensione che il mistero della morte e risurrezione di Cristo è qualcosa che ci riguarda interamente, riguarda integralmente la persona. Comprendere la risurrezione… come sarà possibile fratelli miei? Sarà possibile permettendo alla luce nuova e rinnovatrice di Cristo di scendere nel profondo della nostra mente. La mente, nel linguaggio biblico, unisce due dimensioni fondamentali della nostra persona: da un lato indica il nous, inteso come anima razionale (l’intelletto, la psiche), dall’altro indica il nefesh, il pneuma, cioè l’anima immortale, la nostra partecipazione alla vita eterna di Dio; potremmo dire: la scintilla del divino che abita in tutti noi.


La luce radiosa della Pasqua illumina e rinnova sia la nostra intelligenza sia la nostra anima. Il racconto di Marco, che abbiamo ascoltato poco fa, ci ha messo dinanzi alle donne che si recano al sepolcro non perché avevano ricordato le parole di Gesù sulla sua risurrezione, ma per andare ad ungere il suo corpo, che credono di dover trovare ancora nel sepolcro, prigioniero della morte. Quando giungono però, non vedono Gesù, non lo trovano. Vedono il sepolcro vuoto ed un giovane, vestito di bianco, che si limita a dare loro l’annuncio di ciò che era avvenuto in quella notte, come questa: egli non è qui, non cercatelo qui tra i morti, perché egli è risorto, è il vivente!


Esse possono affacciarsi nel sepolcro perché la grossa e pesante pietra – che sta a rappresentare la morte fisica – era stata rotolata via. Tuttavia, il vangelo non ci dice che le donne credettero. Quella pietra – l’esperienza di vedere il Maestro crocifisso e morto – pesava ancora sulla loro mente e sul loro cuore. Per aprirsi alla verità delle parole pronunciate da quel giovane avevano bisogno ancora di rimuovere il loro ostacolo interiore. Esse erano immobilizzate in una conoscenza empirica: lo abbiamo visto morto, quindi certamente sta ancora nel sepolcro. Non erano ancora disposte ad aprirsi ad una realtà che supera la percezione dei sensi e la comprensione razionale.


La risurrezione è un mistero non perché è irrazionale o extra-razionale, al massimo è sovra-razionale. Carissimi, le moderne neuroscienze ci hanno dimostrato che noi usiamo una percentuale bassissima delle nostre potenzialità intellettive. Gli esperti parlano di un misero 10%. Certo, se pensiamo a ciò che siamo stati capaci di fare con quel 10%, ci vengono i brividi se proviamo ad immaginare cosa saremmo capaci di fare usando il 100% della nostra intelligenza.


Celebrare ed accogliere la risurrezione come luce della nostra vita significa anzitutto allargare gli spazi della nostra intelligenza e della nostra comprensione della realtà. Troppo spesso l’umanità di oggi è ripiegata e rattrappita sulla realtà sensibile. Oggi siamo incapaci di atti di fede, perché abbiamo confuso la fede con un vago senso intimistico di devozione. La dimensione spirituale della vita è invece tutt’altro. La fede è una forma di comprensione e di intelligenza dell’esistenza. È la chiave di lettura più aperta e completa della realtà, perché apprezza la dimensione materiale ma la mantiene aperta al trascendente, al divino.


Quando l’uomo perde o zittisce il suo anelito di infinito, allora il mondo diventa incolore, insapore, disperato. I problemi della vita contemporanea nascono tutti esattamente dall’assenza di spiritualità e trascendenza.


Da dove nasce, per esempio, lo sbandamento giovanile, il loro vuoto esistenziale che cercano di colmare con una “notte da sballo”, con “emozioni” sempre più forti, fino a spingersi in esperienze che mettono a repentaglio la vita loro e altrui? Da dove scaturisce il bisogno minorile di vivere come in branchi, che sono capaci di degenerare in aggressioni verbali e fisiche, in violenze di gruppo, in atti vandalici? Tutto nasce dalla assoluta assenza di trascendenza, da cui deriva di conseguenza uno svilimento della dignità delle persone e della sacralità della vita.


Da cosa traggono forza i tradimenti delle amicizie e degli affetti, le vane bugie con cui copriamo i nostri errori, quelle vite passate come su di un perenne palcoscenico in cui insceniamo esistenze più virtuali che reali, se non dalla assoluta mancanza di spiritualità, da cui derivano poi le inconsistenze degli affetti ed il bisogno di colmare i crateri interiori con l’apparenza?


Solo la luce della resurrezione apre la nostra mente a comprensioni infinite, ad aneliti più alti di verità e di concretezza. Solo quando ci arrenderemo all’evidenza che la vita, il cosmo e la storia sono molto di più di quello che noi possiamo conoscere con i nostri occhi e con le nostre mani, solo allora finalmente ci sarà disvelato il reale, ci verrà mostrata la verità tutta intera.


Un tempo parlavamo di uni-verso; oggi si inizia a parlare di multi-verso. Un tempo eravamo fermamente convinti che il mondo fosse tutto sulla terra; oggi conosciamo l’immensità del cosmo. Prima credevamo che l’unico sistema solare fosse il nostro; oggi sappiamo che in realtà il nostro è solo una della infinità di stelle del cielo e neppure la più grande. Siamo passati dal ritenere che la nostra dimensione spazio-temporale fosse l’unica, ad almeno a porci la domanda seria sull’esistenza di altre dimensioni, che possono essere conosciute attraverso altre categoria di conoscenza. Fino a qualche decennio fa, se uno parlava di fisica quantistica, era deriso. Ora viene definito scienziato.


Sì, cari fratelli e sorelle, lasciamo risorgere la nostra mente, permettiamo alla nostra intelligenza -illuminata da Cristo- di librarsi sulle ali dell’inesplorato, dell’inatteso, dell’inconcepito e così risorgerà anche la nostra anima, perché finalmente ci accorgeremo che il mondo, l’umanità, che noi, siamo molto di più che questo inestricabile, meraviglioso, ma pur sempre finito e ridotto, ammasso di ossa e di carne.


Lasciamo che in noi risorga la sete della conoscenza, che vengano spezzate le catene delle certezze fisiche invincibili e finalmente mente ed anima correranno assieme sui campi della infinita conoscenza.


Questa notte è solare e splendente, perché attraverso il fatto della risurrezione della carne di Cristo ci mostra che il mondo, la vita è molto di più di quello che abbiamo finora pensato e che, per questo, ha ancora infinite risorse di stupore. Il corpo risorto di Gesù ci dice che esiste un corpo che non viene trattenuto dalle pareti, che esiste un corpo con delle ferite aperte, che però non portano alla morte.


Questa notte è splendente perché ci sbatte dinanzi agli occhi che davanti a noi c’è ancora un orizzonte lontano ed infinito verso il quale vale la pena di incamminarsi. Questo è l’annuncio del Cristo risorto. Questa è la speranza che noi predichiamo. Per questo esultiamo insieme: È veramente risorto! Alleluja! Alleluja!

dom Tonino +



Qui sotto il video della preghiera




PAX

UT UNUM SINT

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