"Risurrezione di Gesù ha già dato inizio alla risurrezione della nostra vita, la vita nuova nella umanità del Risorto! Non è solo qualcosa che dobbiamo attendere, è qualcosa che si compie già adesso, qui, ora! È la chiamata rivolta a tutti: di vivere da salvati, di vivere da risorti!". Alcune parole dell'omelia l'Abate dom Tonino per la Celebrazione della veglia pasquale 2022.
Anche alla Christiana Fraternitas, presso la Cappella di Abbey House, alle ore 22.00, si è tenuta la Celebrazione Capitolare Ecumenica della Parola in Resurrectione Domini. Naturalmente non è mancata la liturgia del fuoco, del cero e dell'acqua.
Qui sotto il testo integrale dell'omelia del nostro
Reverendissimo Padre Abate dom Antonio Perrella
Testo di riferimento Giovanni 20, 1-18
Carissimi fratelli e sorelle, car e amiche ed amici!
«Di questa notte è stato scritto: la notte splenderà come il giorno, e sarà fonte di luce per la mia delizia. Il santo mistero di questa notte sconfigge il male […] O notte veramente gloriosa, che ricongiunge la terra al cielo e l’uomo al suo creatore!». Queste parole di gioia abbiamo cantato nell’Exultet e queste parole di gioia ci introducono nel mistero di questa notte beata e nella comprensione della Parola dell’Evangelo che abbiamo ascoltato.
I giorni del triduo ci hanno mostrato come il peccato – che non è un’azione, ma è la scelta di vivere lontano da Dio – ci fa perdere la nostra umanità. La chiusura a Dio ci rende come le statuette degli idoli ciechi, sordi e muti. Lontani da Dio, eleviamo noi stessi a divinità della nostra vita e pretendiamo che gli altri si prostrino a noi, ai nostri bisogni, ai nostri interessi…
Avremmo la potenzialità di esprimere al meglio e pienamente la nostra umanità, ma spesso la rifiutiamo, rifiutando Dio! La scelta per Dio è scelta per l’uomo: Lui, Lui soltanto, il Creatore della vita, ci svela il senso della vita! E, mirabilmente l’ha fatto nel suo Figlio diletto, il Risorto!
Senza di lui guardiamo, ma non vediamo; tocchiamo, ma non entriamo in relazione; sentiamo, ma non udiamo. Con lui, invece, la nostra umanità sprigiona tutte le sue potenze, manifesta la sua grandezza e raggiunge la sua pienezza!
È esattamente ciò che ci descrive il racconto del vangelo secondo Giovanni, che abbiamo ascoltato, in cui ci è stata narrata la prima rivelazione del Risorto a Maria Maddalena. Pietro e Giovanni vedono i segni della risurrezione: il sepolcro vuoto, il sudario e le bende, ma non il Risorto. Solo Maria – una donna – vede e parla con il Risorto, che tuttavia le impedisce di toccarlo; e tra poco vedremo perché.
È la mattina di Pasqua. Maria trova il sepolcro aperto; i suoi occhi sono ancora annebbiati nondal sonno, ma dal fatto che non ha incontrato pienamente il Signore e non è stata irradiata dalla luce della Pasqua. E, quindi, fraintende, tant’è che correrà a dire agli apostoli che hanno trafugato il corpo di Gesù.
Quando Maria rimane sola e piange per la disperazione, qui Gesù si presenta a lei. Lei lo guarda, ma non lo vede, non lo riconosce; pensa che sia il custode del giardino, persino gli domanda dove aveva portato il corpo di Gesù per andarlo a recuperare. Gesù risorto, allora, la chiama per nome: «Maria». Chiamata per nome, ella riconosce il Maestro! Quando Maria apre il suo cuore a ciò che pensava impossibile, quando Maria permette al Signore di stupirla una volta di più, quando Maria sente il suo nome sulle labbra di Gesù, lui l’unico che la conosce profondamente in ciò che ella è, lui che solo le dà il senso dell’esistenza, solo allora – quando ha ascoltato e non solo sentito – può anche vedere e non solo guardare! Lo riconosce!
L’umanità di Maria è risuscitata anch’essa nella risurrezione di Gesù. Noi pensiamo di dover attendere la nostra risurrezione solo dopo la morte e solo nell’ultimo giorno, ma la Risurrezione di Gesù ha già dato inizio alla risurrezione della nostra vita, la vita nuova nella umanità del Risorto! Non è solo qualcosa che dobbiamo attendere, è qualcosa che si compie già adesso, qui, ora! È la chiamata rivolta a tutti: di vivere da salvati, di vivere da risorti!
Questa volta Maria può ascoltare. Gesù aveva detto: “le mie pecore ascoltano la mia voce ed io le conosco e loro conoscono me” (cf Gv 10, 27). Sapete perché Maria finalmente può ascoltare e riconoscere la voce del Maestro? Perché questa volta Maria ha manifestato la sua paura. Si la donna di Magdala era vittima di una paura paralizzante. Ella era impedita dal fatto che, dentro di sé, portava il dolore di ciò che era accaduto al suo Maestro e l’angoscia di essersi sbagliata. Infatti se avessero realmente rubato il corpo del Maestro, allora lei aveva dato fiducia all’uomo sbagliato, ad un imbroglione. Era paralizzata dalla paura che Gesù non fosse quello che aveva detto di essere. Quando, invece, manifesta la sua paura e l’affronta (se lo hai preso tu il corpo, dimmi dov’è) manifesta il suo limite, la sua povertà, la debolezza della sua fede. Ora, non deve più temere, con quella richiesta ha affrontato ciò che si portava dentro e l’ha manifestato. Si è messa a nudo davanti a quell’uomo, è smascherata nella sua più intima debolezza e, per questo, ora può venire allo scoperto. Non è più come quelli che sentivano Gesù, ma avevano paura di ascoltarlo, per non essere costretti a cambiare. Lei si è svelata; ormai non ha più nulla da perdere. Per questo motivo passa dal sentire all’ascoltare e in quel suo nome pronunciato dalle santissime labbra del Risorto riconosce il suo Maestro, proprio colui dinanzi al quale non aveva mai avuto bisogno di camuffarsi e nascondersi, fosse anche nelle contraddizioni.
Dopo aver ascoltato, può anche vedere. È interessante che nel vangelo di Giovanni ci siano ben cinque verbi che esprimono l’atto della vista. Anche se non sempre, però, in generale, questi cinque verbi fanno ripercorrere un intensificarsi del vedere. I verbi del testo greco corrispondono a quattro nostri verbi: guardare, guardare con concentrazione-attenzione, percepire (inteso come “vedere intuendo”) e contemplare. Nel vangelo che abbiamo ascoltato Maria all’inizio guarda poi alla fine vede intuendo. Quest’ultimo è il verbo usato dall’evangelista proprio per le manifestazioni del Risorto. È interessante che Giovanni non usi il verbo che traduce il nostro contemplare. Maria vede e percepisce, comprende, crede, ma non ancora contempla, perché deve camminare ancora, deve camminare nel discepolato della risurrezione così come ha camminato nel discepolato della missione di Gesù. Vede ed intuisce, ma rimane e deve rimanere nella sua carne umana.
E forse è proprio questo il motivo per cui Gesù le impedirà di toccarlo. Probabilmente Maria si era gettata ai suoi piedi o si stava avvicinando per abbracciarlo. Aveva avuto paura di perderlo per sempre, aveva avuto paura di non avere neppure il suo corpo su cui piangere; ora che lo vede vorrebbe stringerlo. Il suo tocco però – se pur con il più nobile trasporto - indica ancora un voler prendere per sé. Per questo Gesù la ferma. Potrà toccarlo in seguito, quando – radunata con la comunità – Gesù spezzerà il pane per condividerlo: allora, in quel pane avrà, fra le sue mani il Corpo Risorto del Maestro (questo è il mio corpo, questo è il mio sangue) e potrà stringerlo, perché non sarà solo per se stessa ma lo condividerà con i suoi amici.
Cari fratelli e sorelle, cari amici e amiche, la pericope evangelica ascoltata è di una bellezza inaudita, perché ci mostra come l’esperienza della fede e della fede nella risurrezione di Gesù rende vera e luminosa la nostra umanità, che si esprime e si dona attraverso i sensi. I sensi sono la porta non soltanto del nostro corpo, ma anche della nostra anima, della nostra intimità.
Se ho incontrato Gesù risorto, lascerò che la tua voce entri nelle mie orecchie, perché non sarà una voce sconosciuta, ma sarà come il mio nome pronunciato dall’amato del Cantico dei Cantici. Io ascolterò la tua voce, anche da lontano; ed il mio cuore, il mio amore per te la riconosceranno. Ed io ti verrò incontro, perché non avrò paura di cambiare per te. La tua voce entrerà nelle mie orecchie e scenderà nel mio cuore ed io comprenderò che mi stai chiedendo spazio nella mia anima e nella mia vita; e non avrò paura di spalancarti tutto me stesso, perché più dilato la mia umanità a te e più divento vero uomo, uomo nuovo.
Se ho incontrato Gesù risorto, quando mi sarai davanti, io vedrò te e tu vedrai me; ed in quello scambio di sguardi, in quell’intreccio di occhi avverrà un prodigio, perché io vedrò e riconoscerò la tua dignità, il tuo valore immenso ed insostituibile, scorgerò le tue luci e le tue ombre ed ogni cosa amerò di te; percepirò le tue sicurezze ed i tuoi timori, e tutto amerò di te; contemplerò le meraviglie che hai fatto, ma anche gli orrori che hai visto e sopportato, e tutto amerò di te. E tu farai lo stesso per me; ed i nostri occhi scintilleranno di luce, perché saranno una porta spalancata nell’abisso dolce dell’anima, che non deve più nascondersi, ma può uscire allo scoperto. E, quando insieme fisseremo il cielo, la terra, il mare, l’orizzonte, ogni cosa sarà lucente, perché ci manifesterà il meraviglioso mistero della vita e del cosmo, che portano l’impronta dell’indice di Dio che tutto ha fatto e da tutto viene proclamato come Creatore, Signore e Padre. Quando i miei occhi si poseranno sulla tua pelle, dal colore così diverso dal mio, io trasalirò di gioia, perché riconoscerò in te la stessa divina bellezza che ritrovo in me. E ti dirò: tu ed io siamo uno; perché siamo uguali; perché siamo in Dio.
Se ho incontrato Gesù risorto, potrò toccarti, accarezzarti, perché le mie mani scivoleranno delicate sul tuo viso non per stringerlo e tenerlo per me, ma perché tu entri ancora più profondamente in me, diventi parte di me ed io di te. Perché senza di te, senza degli altri, l’io stesso non è nulla. Prenderò la tua mano e tu la mia, e quel tocco sarà forza perché insieme e solo insieme possiamo camminare ed affrontare i sentieri più impervi della storia. E, quando sarai stanco, il tuo peso starà sulla mia spalle e sarò io a portarti, come tu farai per me, perché alle mete di questa avventura che è la vita o arriviamo insieme o è meglio fermarci tutti e due.
Se ho incontrato Gesù risorto, ascoltare, vedere e toccare non servono a fagocitare ciò che ci circonda, a sfamare la nostra bramosìa di possesso. Vista, udito e tatto sono le vie di accesso, dapprima piccole crepe, poi portali spalancati, attraverso i quali il mondo, la storia, le persone, tu, voi potrete entrare in me ed io in voi. Allora si alzeranno i portali ed entrerà il Re della Gloria (cf Sal 24, 7), perché l’uomo sarà veramente risorto e splendente della luce del suo Signore!
Glorioso Signore, che vinci la morte e regni vittorioso, sii tu benedetto, ora e per sempre, per questa santa, meravigliosa, splendente, umana carnalità che ci hai elargito perché, attraverso di essa, noi abbiamo la grazia di donarci gli uni agli altri come hai fatto tu per noi. Amen.
dom Tonino +
Qui sotto il video della preghiera
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