Martedì 28 dicembre 2021 alle ore 19:30, presso la Cappella della Casa Apostolica (Abbey House) della Christiana Fraternitas si è svolta la Celebrazione Capitolare Ecumenica del Vespro e il canto del "Te Deum". La preghiera è stata svolta come di tradizione della Comunità qualche giorno in anticipo in modo da consentire di stare in famiglia e nelle rispettive Comunità di fede i monaci e quanti ci seguono. Il vespro è stato trasmesso in diretta Facebook per raggiungere quanti desideravano condividere con la Famiglia Monastica il ringraziamento di fine anno. L'Abate Antonio ha preso parola per il discorso di fine anno.
Discorso del Reverendissimo Abate dom Antonio Perrella
in occasione del "Te Deum" di fine anno 2021
Ogni traguardo, ogni approdo, ogni conclusione porta con sé parole difficili. Sono le parole dei coraggiosi, di quelli cioè che sanno fare verifica e guardare a se stessi nella verità: cosa, come e quali ragioni mi hanno indicato di vivere così? Cosa, come e quali ragioni mi hanno fatto agire in un determinato modo piuttosto che in un altro? Cosa, come e quali ragioni sono state capaci di determinare gli eventi del tempo vissuto?
Ogni tappa, ogni sosta, ogni nuovo inizio porta con sé parole difficili. Sono le parole dei coraggiosi, di quelli cioè che sanno sperare e progettare nel bene: cosa, come e quali ragioni mi indicheranno i giorni a venire? Cosa, come e quali ragioni mi faranno agire in un determinato modo piuttosto che in un altro? Cosa, come e quali ragioni saranno capaci di determinare gli eventi del tempo che mi sarà dato ancora da vivere?
Sappiamo che la Chiesa nasce dal Mistero pasquale di Cristo. Noi prendiamo esistenza e sostanza nel Logos di Dio, in Lui siamo carne divinizzata, perciò a Lui destinati nella comunione eterna d’amore con il Padre nello Spirito Santo.
Nella veglia pasquale, celebrazione che ci riporta all’essenza della nostra fede, mentre si prepara il cero, il moderatore dice citando l’Apocalisse: Il Cristo ieri e oggi: Principio e Fine, Alfa e Omega. A lui appartengono il tempo e i secoli. A lui la gloria e il potere per tutti i secoli in eterno” (cf. 22, 13).
Le parole difficili sono le parole che nascono da questa consapevolezza e cioè che l’intera nostra esistenza per essere piena e orientata alla felicità non può allontanarsi da Cristo poiché in Lui vi è l’origine ed il fine di ogni cosa, in Lui si racchiude il senso del tempo che ci è dato provvidenzialmente di vivere.
Oggi anche noi vogliamo avere il coraggio di guardare la nostra vita passata in quest’anno, come fanno i coraggiosi che indossano gli occhiali della Verità per leggere le pagine indelebili del passato. Leggere con gli occhiali della Verità di Cristo significa leggere ad alta voce e dirci le parole difficili scritte nelle stanze buie del nostro cuore: laddove si sono annidati i rancori; i perdoni desiderati ma mai dati per orgoglio; le ferite d’amore mai curate di cui temiamo il dolore delle cure; le relazioni vissute sottobanco per paura del giudizio, per l’incertezza dell’autenticità dei sentimenti; i fallimenti personali, familiari e professionali; i dolori non elaborati che ci hanno reso vulnerabili e stanchi; le paure che ci alienano e ci precludono; l’insoddisfazione che ci attanaglia; le morbosità che ci imprigionano; la tenerezza che non abbiamo saputo esprimere; l’aiuto che avremmo potuto dare; il desiderio mai espresso per timore delle etichette sociali; il tranello del favore per l’arrivismo a discapito del più debole; il vizio che nessuno conosce; la dipendenza di cui non ho parlato a nessuno…
Quante parole difficili sanno pronunziare i coraggiosi davanti a Cristo.
Le parole difficili e vere, se vogliono divenire parole difficili ma positive, non possono che essere pronunciate davanti a Lui. L’apostolo Giovanni ci ricorda che, se qualcuno dice di non avere peccato, è bugiardo; ma anche che, se ha peccato, abbiamo un avvocato grande presso il Padre, ovvero lo stesso Cristo Gesù (cf 1Gv 1,10;2,1). Davanti a Cristo possiamo pronunciare liberamente le parole difficili dei nostri limiti e dei nostri fallimenti, perché su di essi egli ha posato lo sguardo della sua misericordia e persino della sua predilezione: Dio ha scelto ciò che è misero (cf 1Cor 1,26-31).
Guardandoci in Lui, le nostre parole difficili di fallimento possono diventare parole – altrettanto difficili – ma di vita, di speranza, di progetto nel fare il bene.
È in Lui che possiamo trovare il senso umano e costruttivo delle nostre relazioni, che – proprio perché autentiche – non hanno bisogno di essere nascoste, ma possono emergere alla luce del sole; il senso di relazioni coraggiose nelle quali mi avvicino a te, non per quanto da te posso trarre, ma per quanto a te posso donare.
È in Lui che possiamo liberarci dalle nostre morbosità, perché esse esprimono – sebbene in brutta copia – i nostri desideri ed i nostri bisogni ed in Lui possono essere sanate e liberate in desideri costruttivi, che esprimono noi stessi e non il mister Hyde che si nasconde nel dottor Jekill.
È in Lui che abbiamo il coraggio di infrangere la pietra tombale delle relazioni utilitaristiche, del favoritismo e del tornaconto, che uccidono il mondo delle amicizie e del lavoro. È in Lui, infatti, il luogo in cui il bene mio e tuo si incontrano nel bene di tutti, nel bene comune.
È in Lui che abbiamo il coraggio di far sciogliere i ghiacciai dei rancori, perché essi manifestano, in fondo, la mia rivendicazione ed il mio diritto ad essere riconosciuto da te; manifestano apertamente che – in qualche modo – io ti voglio ancora bene, altrimenti non ce l’avrei più con te. È in Lui e solo in Lui che troviamo il coraggio di spezzare la spirale delle competizioni e delle contrapposizioni, perché ci accorgiamo che il nostro cuore vale e merita molto più di questo.
Lasciamo che dal nostro profondo emergano le parole difficili e coraggiose, che mettono in luce la parte più intima e forse più buia della nostra coscienza. Lasciamo che Cristo, sole che sorge dall’alto, getti potenti i raggi della sua luce negli anfratti più intimi della nostra esistenza.
E così sorgeranno anche le parole difficili, coraggiose e forti della nostra speranza e della nostra ferma e decisa volontà di costruire la nostra umanità nuova e diversa.
Il mio augurio, allora, non può che essere che il 2022 sia un anno pieno di parole difficili, quelle del coraggio, della libertà, della verità e della responsabilità.
Solo in Gesù, fine di ogni cosa, queste parole possono giungere al loro fine positivo; solo Lui può trasformarle in parole altrettanto difficili che pretendono l’audacia e la forza della speranza e diventano il chiaro progetto della nostra vita, le opere buone di cui dovremmo dar conto allorquando saremo al Suo cospetto. In Lui l’origine, in Lui il fine, in Lui la forma, in Lui la forza… di ogni cosa della nostra vita. Amen!
dom Tonino +
Qui sotto il video integrale della Celebrazione.
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