"La dimensione profetica e carismatica della vita religiosa è un dono alle chiese, che vive e si vivifica solo se non è costretta a perdere proprio quella dimensione profetica! " alcune delle parole tratte dal sermone dell'Abate dom Tonino .
Martedì 2 febbraio 2021 alle ore 19:30, presso la Cappella della Casa d'Amministrazione della Christiana Fraternitas si è svolta la Celebrazione Capitolare Ecumenica della Parola per la festa della "Presentazione di Gesù al tempio" ai più conosciuta come la "Candelora". La preghiera è stata trasmessa in diretta Facebook per raggiungere quanti desideravano condividere con la Famiglia Monastica l'attesa del Natale.
Sermone del Reverendissimo Abate dom Antonio Perrella
in occasione della Celebrazione della Parola per la festa
della "Presentazione di Gesù al tempio"
e la giornata mondiale della vita consacrata 2021
Testo di riferimento Lc 2, 22-40
Cari Fratelli e Sorelle, cari Amici ed Amiche,
celebriamo la festa della presentazione di Gesù al tempio che da sempre è stata particolarmente cara a coloro che hanno consacrato tutta la loro vita, in varie forme e gradi, al servizio di Dio e della sua chiesa universale.
Oggi vi aspettereste che vi parlassi dell’origine di questa festa, di come da pagana e diventa cristiana, ma la sua coincidenza con la giornata mondiale della vita consacrata, e il breve tempo a nostra disposizione mi obbliga ad andare subito alla fonte della luce di cui abbiamo bisogno: la Parola di Dio che abbiamo ascoltato.
L’evangelista Luca ama costruire i suoi racconti attraverso coppie di persone: Elisabetta e Zaccaria, Maria e Giuseppe, Simeone ed Anna come nel caso di oggi, poi continuerà con Naaman e la vedova di Sarepta in 4,25-27, con il centurione e la vedova di cui Gesù risuscita il figlio nel cap. 7, e così via). Ci presenta un’umanità completa in tutte e due le dimensioni antropologiche allora conosciute e riconosciute per dirci che il messaggio di salvezza e di amore di Gesù è rivolto a tutti, senza escludere nessuno! Già qui abbiamo un primo indirizzo di senso offerto alla vita consacrata: essa è una via offerta a chiunque, indipendente dalla sua identità di genere, in cui l’unico discrimine è l’accoglienza della persona di Gesù: chiunque tu sia, da qualunque strada tu provenga, qualunque sia il tuo status… Queste parole hanno sin dall’inizio segnato il nostro cammino, perché lo Spirito di Dio ci ha mostrato e convinti che a tutti è offerta la possibilità di dedicare tutta la propria esistenza a servizio di Dio e che questa consacrazione della vita non è per i “perfetti”, ma per coloro che vogliono camminare con e dietro Gesù, unica perfezione!
Le due figure, che si stagliano sulla scena del racconto che abbiamo ascoltato, come dicevamo, sono Simeone ed Anna. Luca le tratteggia con due stili diversi: se di Simeone conosciamo più la interiorità (giusto, pio, mosso dallo Spirito, destinatario di una speciale rivelazione e promessa) di Anna conosciamo più elementi esteriori (età, tribù, anni passati nel tempio). C’è, però, un tratto che unisce queste due persone: ambedue vivono nell’attesa messianica, ma nessuno dei due, in fondo, ha un ruolo riconosciuto nella comunità o meglio nella sua istituzione. Godono di autorevolezza ma non istituzionale. Di Simeone si dice che è un uomo pio, vicino alla morte, che gode quindi della venerabilità di una vita giusta, ma non è sacerdote o scriba o dottore della legge. Eppure la sua parola ha peso. Così di Anna si dice che è profetessa, ma non vengono riportate le sue parole. I rabbini insegnavano che se i profeti erano 48, le profetesse erano sette e le donne dell’Antico Testamento, da loro indicate come profetesse, hanno tutte avuto una qualche difficoltà con l’istituzione del potere (religioso). Ci troviamo, quindi, dinanzi a due figure carismatiche più che istituzionali e munite di un carisma tale che il popolo riconosce loro un’autorevolezza che va oltre gli steccati della istituzione. In questa immagine abbiamo uno degli elementi costitutivi della vita religiosa che è esattamente una forma carismatica e profetica di vita cristiana, che trova la sua giustificazione non nel riconoscimento da parte dell’istituzione, ma nella sua ispirazione divina e nella libertà dell’adesione a quella ispirazione! Da questo punto di vista, non posso non sottolineare alcuni preoccupanti sviluppi che si vedono in atto in non poche chiese cristiane: si va dalla mania accentratrice che non consente alle chiese particolari di sviluppare il carisma della vita religiosa, alle condizioni stringenti come quella che richiede un numero minimo di membri di chiesa perché una comunità sia riconosciuta, non parliamo poi dell’ispirazione di carismi ecumenici, fino ad arrivare a chiese che neppure contemplano come possibile questa forma peculiare di vita e di discepolato. In un modo o nell’altro, tanto nelle tradizioni più conservatrici tanto in quelle più - per cosi dire - avanguardiste, il vulnus, tuttavia, rimane lo stesso: il controllo, l’imposizione di uno schema (aperto o chiuso che sia, sempre schema è!). La dimensione profetica e carismatica della vita religiosa è un dono alle chiese, che vive e si vivifica solo se non è costretto a perdere proprio quella dimensione profetica!
Proviamo a fare qualche ipotesi più particolareggiata allora su Simeone ed Anna a partire dai dati storici in nostro possesso. Sappiamo che già da un secolo e mezzo prima della venuta di Gesù si era riaccesa, soprattutto tra gli ebrei della diaspora, una rinnovata attesa messianica. Essa si era poi sviluppata in differenti rivoli: da quella squisitamente teologica e religiosa a quella politica pacifica come a quella politica armata. Fatto sta che nel I secolo dell’era cristiana il movimento messianico era identificato come una fonte di problemi per il mantenimento della tranquillità con l’Impero romano. Prova di questa effervescenza messianista sarà il discorso di Gamaliele al sinedrio in At 5,34 ss. Chi si presentava come Messia o chi ne attendeva ed annunciava la venuta come imminente era immediatamente sospettato di sedizione e, per quanto giusta potesse essere la sua vita, era mal visto anche dalla istituzione religiosa, che non aveva alcun interesse a permettere un intervento armato di Roma che le avrebbe tolto la sua autonomia ed i suoi privilegi sociali. Quando l’istituzione pensa di doversi difendere dal carisma e di doverlo sottomettere alla “ragion di stato”, essa allora semplicemente perde il suo ruolo di mediazione e finisce con il tentativo di spodestare Dio dal trono della sua sapienza e spogliarlo della sua assoluta libertà di agire dove vuole, come vuole e con chi vuole! Probabilmente Simeone ed Anna erano membri proprio di quel movimento messianico religioso e non temevano lo strapotere arrogante sia religioso che politico. Per questo il popolo riconosceva in loro l’autorevolezza: un popolo libero, che non ha delegato la guida della propria coscienza, della propria intelligenza e della propria responsabilità ad altri, sa sempre riconoscere i segni dell’agire libero e sovrano di Dio!
La vita religiosa è essenziale alla vita delle Chiese perché ricorda ad esse che non sono il fine del Regno, ma solo uno strumento per il Regno; essa, richiamando la centralità di Dio e di Gesù nella vita e nella storia, ricorda a tutti i credenti che solo Lui è Signore dei secoli e della storia e che tutte le mediazioni umane servono solo nella misura in cui sono diafane, trasparenti e non tentano di oscurare la gloria sovrana di Dio. La vita religiosa, la vita consacrata, che fa di Dio l’assoluto dell’esistenza dei singoli e della comunità, è la profezia irrinunciabile che ci indica il senso della nostra fede: noi non crediamo per bearci del rigore teologico dei nostri contenuti dogmatici, della bellezza estetica dei nostri culti, della presunta purezza dei nostri schemi morali. Noi crediamo perché Gesù ha raggiunto la nostra vita e ci ha mostrato che Lui soltanto può darci pienezza di luce e realizzazione e di vita.
Solo così possiamo comprendere e vivere le parole profetiche di Simeone: luce per una rivelazione alle genti e gloria al tuo popolo Israele (Lc 2,32). Gesù e solo Gesù è la luce; non le sue chiese che al massimo possono – nella coerenza di questo assoluto – riflettere di questa luce! Gesù e solo Lui raduna attorno a sé l’universalità dell’umanità, perché le istituzioni prima o poi dividono, settarizzano; Gesù e solo Lui è gloria del suo popolo, ovvero di chi lo accoglie e crede in Lui. Spesso, nell’esperienza della vita di fede, si accovaccia alla soglia del cuore una tentazione subdola: quella di amare più la realtà storica della vita di fede che il destinatario di essa, ovvero il Signore! Quando la forma prende il sopravvento sulla sostanza, allora anziché rivelarla la oscura. Quando l’ambasciatore prende il sopravvento su colui che l’ha inviato, allora non è più strumento di legame ma occasione di divisione.
La vita religiosa, con la sua natura carismatica e profetica, è il miglior anticorpo a questa tentazione! Essa ci ricorda che Dio è sempre al di là di ciò che noi possiamo dire di Lui; sempre oltre ciò che per Lui possiamo fare; sempre al di là di ciò che di Lui abbiamo compreso e predichiamo. La vita consacrata ci ricorda che Dio solo può dare senso e pienezza alla vita, tant’è che Simeone – dopo averlo finalmente visto in quel bambino – può con gioia coraggiosa esclamare: adesso lasciami andare perché ho finalmente visto ciò per cui ho vissuto!
Cari Fratelli e Sorelle, a noi è rinnovato oggi il compito, con la nostra vita quotidiana, di far sorgere nel nostro cuore anzitutto – e solo dopo con la testimonianza della nostra vita, nel cuore di tutti – la nostalgia dell’assoluto di Dio!
C’è una frase di Agostino di Ippona, che egli dice per se stesso e che viene ripresa come paradigma di una vita spirituale personale. Oggi vorrei riprenderla per noi singolarmente, per noi come comunità, ma anche come monito e richiamo per tutte le comunità religiose del mondo e di vita consacrata come per tutte le chiese di Gesù: Signore, ci hai fatti per te e il nostro cuore non ha tregua fin quando non riposa in te! (Confessioni, 1,1.5). Che la nostra vita consacrata ci ricordi sempre che solo Dio è tutto, perché Lui è per l’umanità! Lui non priva e non mortifica; il Lui libera e promuove! Lui solo la luce per le genti! Amen.
dom Tonino +
Qui sotto il video della Celebrazione
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