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"Potè di più presso Dio colei che amò di più". Celebrazione dell'Opera di Dio in Scolastica.

" La storia della spiritualità femminile è intrisa di questa dimensione dell’amore accogliente, come modo o metafora per rappresentare Dio e come percorso di identità cristiana; contro i sistemi del potere e della violenza per costruire relazione all’insegna dell’accoglienza e della condivisione". Alcune delle parole tratte dalla meditazione della Ven.le Pro-Priora sr. Angela Anna Pia Massafra .


Giovedì 10 febbraio 2022 alle ore 19:30, presso la Cappella della Casa Apostolica della Christiana Fraternitas si è svolta la Celebrazione Capitolare Ecumenica della Parola per la memoria delle Opere di Dio in Scolastica, sorella di Benedetto da Norcia. La meditazione è stata tenuta dalla Venerabile Pro-Priora della Famiglia Monastica sr. Angela Anna Pia Massafra.


Appunti della meditazione tenuta da sr. Angela Anna Pia Massafra,

Ven.le Pro. Priora della Comunità

in occasione della

Celebrazione Capitolare Ecumenica della Parola 2021

nel ricordo delle Opere di Dio in Scolastica


Testo di riferimento Matteo 11, 25-30


Reverendissimo Abate, cari Fratelli e Sorelle,

nell’esperienza monastica nessuno è escluso. Se per diventare ministri di culto occorrono alcune condizioni o, in alcune esperienze ecclesiali, per le donne non vi è neppure la possibilità, nel monachesimo invece nessuno è escluso, uomini e donne, tutti possono sentirsi chiamati alla ricerca di Dio. In un contesto storico lontano come quello in cui probabilmente visse Scolastica, di cui oggi facciamo memoria per celebrare le opere di Dio in lei, certamente le donne possono essere guardate come quei piccoli al quale non ha tenuto nascosto le sue cose (cf Mc 11, 25) come abbiamo ascoltato nell’evangelo. Una presenza silenziosa quella di Scolastica, misteriosa in quanto non conosciamo molto di lei e pure dopo centinaia di anni siamo qui a ricordare la sua testimonianza e il suo impegno nel mettere al centro Dio come assoluto della sua esistenza.

Ora cerchiamo di conoscere meglio questa figura. Sorella gemella di Benedetto da Norcia, rappresenta la fondazione del monachesimo femminile cenobita. Di lei Gregorio Magno racconta che, mentre era in fin di vita aveva ricevuto la visita del fratello. Poiché questi in base alla Regola, doveva andar via prima del tramonto, Scolastica pregò il Signore con tale intensità che avvenne un temporale talmente violento da impedire la partenza di Benedetto: “potè di più presso Dio colei che amò di più” (Dialoghi11,3), scrive papa Gregorio. Qualcuno ha tentato di mitigare questa dolce figura mettendo in dubbio la reale storicità relegando Scolastica in una leggenda. Rimane il fatto che il primato dell’amore e la necessità d’interiorità sono esperienze antropologiche intrinseche all’esperienza umana, potremmo dire che sono la risposta anche delle donne a quel “maschio e femmina Dio li creò(Gen 1, 26).


Il monachesimo già dalle sue prime espressioni ovvero nell’eremitismo anacoretico, il deserto oltre che dai padri era stato scelto come habitat esistenziale e spirituale anche dalle madri tra cui ricordiamo Sincletica tra le più importanti.


Accanto ai fondatori di ordini come Pacomio, Agostino, Girolamo compare sempre una sorella o una madre che provvedono alla fondazione di esperienze monastiche femminili che affianchino l’opera dei loro congiunti, o come nel caso di Paolino a Nola accompagnato dalla moglie Terasia. Come per la Regola monastica messa a punto dal fratello anche per Scolastica il tempo della permanenza in monastero è diviso tra preghiera, lavoro e studi. E nel primo modello di Regola femminile non dipendente da un modello maschile, scritto da Cesario per la sorella Cesaria che presiedeva il monastero femminile di Arles, è prescritto “tutte imparavano a leggere” per la recita corale del salterio e per la lectio divina personale sui testi della Scrittura nel latino della Vulgata. Quindi la vita monastica consentirà a molte donne di accedere non solo alla alfabetizzazione, ma anche ad un percorso di studi.


Ed oggi? Da cinquant’anni le donne sono state ammesse alle facoltà di teologia e ci si chiede se esiste una ricerca teologica propria del genere femminile. Di sicuro c’è una fortissima esigenza di spiritualità, non separata dalla consapevolezza che ognuno vive in modo autonomo e personale l’esperienza della ricerca del quærere Deum, della ricerca di una immagine completa di Dio: “maschio e femmina li creò”, e quel racconto evangelico originario dei rapporti rivoluzionari di Gesù con le donne della Galilea.


La storia della spiritualità femminile è intrisa di questa dimensione dell’amore accogliente, come modo o metafora per rappresentare Dio e come percorso di identità cristiana; contro i sistemi del potere e della violenza per costruire relazione all’insegna dell’accoglienza e della condivisione. Implica un modo nuovo di vedere la realtà, nella quotidianità come nella natura e nelle relazioni sociali. Investita della spiritualità la vita quotidiana può diventare fonte e modalità per attuare la relazione con Dio. Diceva Adriana Zarri: “sono un’eremita come potrei essere una suora, o una moglie, o un padre; vivo in una cascina di campagna come potrei vivere in un monastero o in un appartamento di città; faccio la scrittrice come potrei fare la sarta. Niente importa perchè tutto è importante nella medesima maniera”.

Ritornano fatte proprie al femminile le parole della Regola benedettina: ascolto, Shemà Israel, alla base non solo di ogni “chiamata”ma nella vita di chiunque sia battezzato. Allora facciamo deserto, non quello reale degli anacoreti, ma quello che si produce nel nostro percorso per raggiungere l’essenziale in noi stessi, per cogliere come Elia il soffio della presenza di Dio (cf 1Re 19, 12-13) e le voci che percepiamo intorno a noi. Altre parole importanti come l’umiltà, la semplicità di vita, ma anche la stabilitas, intesa come perseveranza, fedeltà, permanenza nelle relazioni, parresia come franchezza di parlare, schiettezza, fiducia nel giudizio.

Anche nell’ecumenismo donne protagoniste nel dialogo tra le chiese; già Maria di Campello nel 1932 scriveva a Gandhi: “io sono riconoscente e in venerazione per la Chiesa della mia nascita e della mia famiglia, ma la Chiesa del mio cuore è l’invisibile Chiesa che sale alle stelle. Che non è divisa da diversità di culti, ma è formata da tutti i cercatori della verità”.


Dunque non c’è un modello di ricerca prestabilito al maschile e al femminile: ciascuno compie la sua storia seguendo i segni, i tempi e i percorsi, unici e irripetibili, che Dio mette misteriosamente nella vita di ciascun individuo. Siamo chiamati a vivere la fede nel presente, nel mondo che cambia, nei ruoli che si modificano. Significa stare nella Chiesa e declinarla al femminile, coniugare tradizione e innovazione:” le donne possono contribuire ad una chiesa più giusta”.


Personalmente da quando ho intrapreso il cammino con le mie sorelle e i miei fratelli, il mio io spirituale si è arricchito, molte mie ansie sono venute meno ed è cresciuta in me la consapevolezza che, ciò che desideri, se hai fede il Signore ti ripaga e te ne dà merito. Essere monaca nella Comunità non è un dovere ma un piacere nel ricevere, nel dare e soprattutto condividere. Avere un sostegno ed essere un sostegno.


Sr. Angela Anna Pia Massafra

Ven.le Pro-Priora



Qui sotto il video integrale della Celebrazione.



Al termine della cena conventuale, la sorpresa delle nostre consorelle:

il "DOLCE DI SCOLASTICA" O "SCOLASTICOSE"! (Vedi foto qui sotto)

Ci auguriamo che il prossimo anno, la situazione della pandemia, ci consenta di condividerlo con tutt* voi!

Pax

Ut unum sint!

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