Il 2 aprile 2019, presso la Casa di Preghiera dell'Ordine, il Pastore Stefano Calà, della Chiesa Cristiana Avventista del 7° giorno, ha tenuto una lectio sulla parabola dell'Avvento del Regno in Lc 12, 35-40
Il testo della lectio del Pastore Stefano Calà
Carissimi fratelli e sorelle in Cristo,
è per me una gioia e un privilegio essere qui in mezzo a voi questa sera. Ringrazio il caro
Abate Antonio per l’invito e per la volontà espressa chiaramente, nonostante alcuni umani contrattempi, di volermi qui in mezzo a voi.
Confesso di non aver avuto notizia alcuna della vostra presenza fino all’invito che mi avete rivolto ed èstata per me un’occasione interessante ricercare notizie su di voi e sulla vostra realtà.
Mi permetta, caro fratello, prima di addentrarmi nello studio del testo biblico, di farvi un breve quadro e della persona che avete davanti e della chiesa che rappresento.
A dispetto della mia età, ho la gioia di servire il Signore come pastore da oltre 7 anni. Dallo stesso numero di anni sono sposato con Maria e da poco più di un anno siamo genitori del piccolo Leonardo. I miei genitori sono pugliesi, ma io non avevo mai vissuto qui prima del mio servizio pastorale. In Puglia ci venivo solo in vacanza, dai nonni. Sono nato a Firenze e cresciuto tra Firenze e Forlì dove i miei genitori vivono attualmente. Dopo le lauree in teologia presso la Facoltà avventista di Firenze siamo stati inviati in Puglia e attualmente sono pastore delle chiese di Cassano delle Murge, dove vivo, di Altamura e Gravina in Puglia e di Martina Franca. Mi occupo anchedegli scout legati alla nostra chiesa per l’Italia del sud.
La Chiesa Cristiana Avventista del Settimo Giorno nasce formalmente nel 1863 a Battle Creek, Michigan, Stati Uniti. Gli anni precedenti la sua fondazione ufficiale i credenti formavano un movimento interdenominazionale di matrice protestante legato alla predicazione di William Miller che, a seguito di una lettura - oggi possiamo dire errata - delle profezie bibliche, aveva fissato il ritorno del Signore al 1844.
A seguito di questa delusione prima e della rilettura delle profezie e dell’intera scritturanasce la Chiesa Avventista del Settimo Giorno. Chiesa, insieme di credenti. Cristiana. Perché Gesù Cristo è il centro della nostra fede. Per noi, come per tutti gli altri cristiani, Gesù è vero uomo e vero Dio, venuto sulla terra per salvare l’umanitaà caduta nel peccato. Avventista. perché aspettiamo il secondo avvento di Gesù Cristo sulla terra, secondo le sue promesse. Siamo convintiche molti dei segni dati da Gesù, dai profeti o scritti nell’Apocalisse si siano già adempiuti e siamosempre più vicini al ritorno del Signore. Del settimo giorno. Perché osserviamo il sabato, settimo giorno secondo la Bibbia, così come stabilito da Dio fin dalla creazione, ribadito nei 10 comandamenti e rispettato da Gesù stesso.
Non mi soffermo oltre e senza rubarvi altro tempo mi addentro alla lettura e alla spiegazione del brano biblico della serata.
Luca 12:35-40
«Siate sempre pronti, con la cintura ai fianchi e le lampade accese. Siate anche voi come quei servi che aspettano il loro padrone che sta per tornare da una festa di nozze, per essere pronti ad aprire subito appena arriva e bussa. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli. Io vi assicuro che egli si metterà un grembiule, li farà sedere a tavola e comincerà a servirli. E se il padrone tornerà a mezzanotte oppure alle tre del mattino e troverà i suoi servi ancora svegli, beati loro!
«Cercate di capire: se il capofamiglia sapesse a che ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa Anche voi tenetevi pronti, perché il Figlio dell’uomo verrà quandovoi non ve lo aspettate».
Gesù si trova sulla strada verso Gerusalemme, nel tempo che precedeva la sua passione, morte e resurrezione. In questo brano, si sofferma su un tema importante, il Regno di Dio. neiversetti che precedono il nostro brano Gesù parlava dell’importanza di farsi tesori in cielo piuttostoche sulla terra, ovvero dell’importanza di avere la nostra mente costantemente rivolta alla cosa, all’evento che dovrebbe essere il più importante, il ritorno del Signore.
E qui la prima domanda, per me, per voi, questa sera. Il regno di Dio è importante nella mia vita? Credo, aspetto, bramo il regno di Dio e la sua venuta? È per me la cosa più importante della mia vita o me ne sono dimenticato, distratto da tante cose, confuso da false speranze, accecato da falsi tesori?
E se il regno di Dio è importante per me e l’aspetto, come lo aspetto? In maniera sedentaria?Mi basta assistere e ascoltare alla predicazione della Sua Parola ogni tanto per mettere a posto la mia coscienza? Lo aspetto come si aspetta un treno alla stazione, senza molto altro da fare, con losguardo fisso ai binari, con l’impazienza che cresce mano a mano che passa il tempo?Arrabbiandomi con il Signore perchè io sono pronto e Lui mi sta facendo perdere tempo,dimenticandoci che il Signore al suo ritorno porterà per noi il dono dell’eternità?
Il testo suggerisce, anzi no, Gesù ordina, con un imperativo, di essere pronti ma allo stessotempo di essere operosi. Con i fianchi cinti e la lampada accesa. L’idea dei fianchi cinti per me haun duplice significato: al lavoro e pronti a partire. All’epoca in cui Gesù parla o in cui Luca scrive,la tunica che si metteva sopra il vestito si alzava e si legava con una cintura per lavorare o perviaggiare. A me richiama alla mente il modo in cui il popolo d’Israele doveva consumare la Pasquain attesa della liberazione dall’Egitto. Operosi (stavano mangiando) ma allo stesso tempo pronti a partire.
Non un’attesa passiva quindi, ma un’attesa operosa. Per provare a spiegare meglio ilconcetto Gesù usa un paragone. I servi che aspettano il padrone che torna dalle nozze. Diciamo che noi qui in Puglia il concetto lo possiamo capire abbastanza bene. Ma ai tempi di Gesù era ancora più esagerato. Un matrimonio non terminava la notte stessa, casomai all’una o alle tre di notte, ma5/7 a volte anche più giorni dopo l’inizio del matrimonio stesso. Compito del servitore era da unlato pendersi cura della casa in attesa del ritorno del padrone, portare avanti i compiti che lui avevalasciato o impegnarsi negli eventuali imprevisti occorsi nel frattempo. Dall’altra bisognava vegliare sul ritorno del padrone, accoglierlo come meritava dopo una lunga assenza, forse un viaggio, disicuro la stanchezza. È chiaro che Gesù usa un’immagine dei suoi tempi, non ci invita certo ad avere matrimoni super sfarzosi né è a favore della schiavitù. Ma il senso è questo: abbiamo ricevuto dal Signore una serie di compiti e abbiamo il dovere di portarli avanti mentre controlliamo, di tanto in tanto, se ci sono segni che ci preannunciano il suo arrivo.
Quali sono questi compiti. Il primo, il più vecchio di tutti, dato ai nostri progenitori, prenderci cura del creato, della terra, degli animali. Credo francamente sia sotto gli occhi di tutti checome umanità, su questo argomento non siamo stati proprio dei servitori fedeli... la terra geme, lanatura si rivolta squarciata dall’inquinamento, dallo sfruttamento delle risorse, gli animali muoionoe con loro tanti e tanti figli e figlie di Dio.
Un altro compito che il Signore dà è legato all’annuncio della buona notizia. “Andate intutto il mondo e portate il messaggio del Vangelo a tutti gli uomini”. Qual è questo vangelo, questa buona notizia che dobbiamo portare? Che Gesù non è solo nato e cresciuto su questa terra, non ha solo sofferto ed è morto per noi, non è solo risorto ed asceso al cielo, ma ha promesso che ritornerà! Non c’è buona notizia più bella e più sconvolgente di questa!
E cosa avverrà a quei servitori che il Signore troverà vigilanti al suo ritorno? Innanzitutto vengono identificati come beati, benedetti, per essere rimasti ancora svegli. Per non essersi lasciatitentare dall’ozio o dal sonno, ma vengono lodati per essere stati capaci di portare avanti il propriocompito anche in momenti difficili.
Si metterà lui stesso a servirli. Continuerà quindi quell’opera di servizio iniziata con la sua venuta sulla terra. Paradosso per eccellenza per un servitore che di sicuro non si aspetta questo dal padrone al suo ritorno.
L’idea del banchetto, della cena che il Signore offre ai suoi, è uno degli aspetti ricorrenti che identificano la ricompensa dei fedeli, la gioia del credente. Una gioia condivisa e conviviale.
Per far meglio comprendere la cosa, Gesù utilizza un secondo esempio. Non si paragona più ad un padrone che arriva da un matrimonio, ma ad un ladro nella notte, non volendo certo sottolineare la violenza dell’evento, quanto piuttosto l’impossibilità a prevederlo del tutto. Si introduce qui un altro concetto, che il padrone non potrà rimanere letteralmente sveglio sempre in attesa di un ladro che non si sa quando arriverà. Ma potrà aver preso le giuste e dovute precauzioni prima, di giorno, in maniera tale che la venuta del ladro non lo colga del tutto impreparato.
Nasce qui l’idea di dover essere sempre pronti, in qualsiasi momento. Sia perché in maniera semplice non sappiamo il tempo che abbiamo ancora qui da trascorre su questa terra singolarmente, sia perché non sappiamo quando arriverà il momento in cui il Signore metterà fine a questo stato d cose per dare finalmente inizio al suo Regno, un regno in cui dolore e morte, sofferenza e malattie, ingiustizie e peccato non ci saranno più. È interessante notare che l’idea di essere sempre preparati, sempre pronti, è ripresa anche da Baden-Powell, fondatore dello scoutismo, che lo usa addirittura come motto dicendo “Il motto scout è Sii preparato, ciò significa che vi terrete sempre pronti,in spirito e corpo, a compiere il vostro dovere”. Idea quindi da portare avanti non solo con riferimento alla Bibbia ma anche a qualsiasi situazione della vita.
Essere sempre pronti vuol dire anche vivere l’attesa del ritorno del Signore con la giustaattenzione, senza ansia. Per i credenti, non è un evento tragico come per chi ha rifiutato la sua grazia salvifica. Per chi ha creduto in lui è un evento da vivere con gioia, con speranza. Solo per coloro che non avranno rposto la propria fede in lui rappresenterà un evento catastrofico, sconvolgente, al pari di un ladro che arriva nella notte. Stesso evento quindi, due reazioni diametralmente opposte.
All’uomo e alla donna di oggi manca il gusto dell’attesa, la pazienza e la perseveranza di fronte al tempo che passa, di rimanere fermo e fedele alle scelte fatte, alle decisioni prese. Siamo senza dubbio in una società mordi e fuggi, del tutto e subito e di fronte alle delusioni, che purtroppo non mancano mai, spesso e volentieri siamo portati a buttare via tutto, a scappare, a ricominciare altrove o con qualcun altro, piuttosto che riparare quello che si è rotto, ripartire insieme, attendere giorni migliori.
Ognuno di noi ha ricevuto dal signore il compito di essere servitore vigilante. Per poter svolgere appieno il nostro compito dobbiamo lottare. Lottare contro le tentazioni, le distrazioni di questo mondo, pur senza escluderci completamente da esso. Lottare contro il tempo che passa, con le tentazioni del maligno che potrebbero accarezzarci la mente e farci pensare che essendo passato così tanto tempo dalla promessa che il Signore ci ha fatto, questa non sia più valida o veritiera. Lottare contro la tentazione di essere solo servi o solo vigilanti. Ovvero di non vivere una vita cristiana equilibrata ma di tendere o troppo all’azione e alla predicazione o troppo all’orazione e acontemplazione. Lottare contro se stessi, contro le tentazioni della carne, de
La mia preghiera, per me e per ciascuno di voi questa sera, è chiedere al Signore di farci dono della perseveranza operosa in attesa del suo glorioso ritorno.
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