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IV domenica d'Avvento: "L'Angello li guiderà alle sorgenti delle acque della vita" (Ap 7,17). La speranza per una Chiesa che comprende la fede.

"La lode finale si innalzerà a Dio ed a Gesù Cristo perché vinceranno e la loro vittoria ha dei tratti ben precisi: la fine di ogni schiavitù umana.

Se l’uomo non avrà più né fame né sete, allora nessuno potrà sfruttare la fame e sete per arricchirsi a discapito dei più deboli. Se non saranno colpiti dal sole e dall’arsura, allora nessuno potrà fare speculazione edilizia ed arricchirsi sul bisogno delle persone di avere un luogo dove abitare e rifugiarsi.

Se Dio asciugherà ogni lacrima, cioè eliminerà ogni forma di dolore e tristezza, allora nessuno potrà fare profitti milionari sui farmaci, sui luoghi di cura, sugli immigrati, sulla tratta di esseri umani, sulla guerra, sullo sfruttamento di donne e bambini". Sono parole tratte dall'omelia dell'Abate dom Antonio Perrella, pronunciate commentando il settimo Capitolo dell'Apocalisse.

Sabato 21 dicembre 2024, presso la Cappella "Santi Benedetto e Scolastica", si è svolta la Celebrazione Capitolare Ecumenica della Parola arricchita - come ormai da tradizione - dal lucernario tratto dalle "Constitutiones Apostolorum" per la IV domenica di Avvento. Ogni settimana d'avvento l'Abate dom Antonio Perrella terrà la predicazione sul Libro dell'Apocalisse. Sarà un testo oggetto di indagine anche delle Lectio che proseguiranno mensilmente durante l'anno.



Testo integrale della IV predicazione sul quarto Capitolo

del Libro dell'Apocalisse

del nostro Rev. mo Abate dom Antonio Perrella


«L'Agnello li guiderà alle sorgenti delle acque della vita» (Ap 4,1):

La speranza per una Chiesa che comprende la fede.

 

Testi di Riferimento


6,1 E vidi, quando l'Agnello sciolse il primo dei sette sigilli, e udii il primo dei quattro esseri viventi che diceva come con voce di tuono: "Vieni". 2E vidi: ecco, un cavallo bianco. Colui che lo cavalcava aveva un arco; gli fu data una corona ed egli uscì vittorioso per vincere ancora.

3Quando l'Agnello aprì il secondo sig illo, udii il secondo essere vivente che diceva: "Vieni". 4Allora uscì un altro cavallo, rosso fuoco. A colui che lo cavalcava fu dato potere di togliere la pace dalla terra e di far sì che si sgozzassero a vicenda, e gli fu consegnata una grande spada.

5Quando l'Agnello aprì il terzo sigillo, udii il terzo essere vivente che diceva: "Vieni". E vidi: ecco, un cavallo nero. Colui che lo cavalcava aveva una bilancia in mano. 6E udii come una voce in mezzo ai quattro esseri viventi, che diceva: "Una misura di grano per un denaro, e tre misure d'orzo per un denaro! Olio e vino non siano toccati".

7Quando l'Agnello aprì il quarto sigillo, udii la voce del quarto essere vivente che diceva: "Vieni". 8E vidi: ecco, un cavallo verde. Colui che lo cavalcava si chiamava Morte e gli inferi lo seguivano. Fu dato loro potere sopra un quarto della terra, per sterminare con la spada, con la fame, con la peste e con le fiere della terra.

9Quando l'Agnello aprì il quinto sigillo, vidi sotto l'altare le anime di coloro che furono immolati a causa della parola di Dio e della testimonianza che gli avevano reso. 10E gridarono a gran voce:


"Fino a quando, Sovrano,

tu che sei santo e veritiero,

non farai giustizia

e non vendicherai il nostro sangue

contro gli abitanti della terra?".


11Allora venne data a ciascuno di loro una veste candida e fu detto loro di pazientare ancora un poco, finché fosse completo il numero dei loro compagni di servizio e dei loro fratelli, che dovevano essere uccisi come loro.

12E vidi, quando l'Agnello aprì il sesto sigillo, e vi fu un violento terremoto. Il sole divenne nero come un sacco di crine, la luna diventò tutta simile a sangue, 13le stelle del cielo si abbatterono sopra la terra, come un albero di fichi, sbattuto dalla bufera, lascia cadere i frutti non ancora maturi. 14Il cielo si ritirò come un rotolo che si avvolge, e tutti i monti e le isole furono smossi dal loro posto. 15Allora i re della terra e i grandi, i comandanti, i ricchi e i potenti, e infine ogni uomo, schiavo o libero, si nascosero tutti nelle caverne e fra le rupi dei monti; 16 e dicevano ai monti e alle rupi: "Cadete sopra di noie nascondeteci dalla faccia di Colui che siede sul trono e dall'ira dell'Agnello, 17perché è venuto il grande giorno della loro ira, e chi può resistervi?".


7,1 Dopo questo vidi quattro angeli, che stavano ai quattro angoli della terra e trattenevano i quattro venti, perché non soffiasse vento sulla terra, né sul mare, né su alcuna pianta.

2E vidi salire dall'oriente un altro angelo, con il sigillo del Dio vivente. E gridò a gran voce ai quattro angeli, ai quali era stato concesso di devastare la terra e il mare: 3"Non devastate la terra né il mare né le piante, finché non avremo impresso il sigillo sulla fronte dei servi del nostro Dio".

4E udii il numero di coloro che furono segnati con il sigillo: centoquarantaquattromila segnati, provenienti da ogni tribù dei figli d'Israele:


5dalla tribù di Giuda, dodicimila segnati con il sigillo;

dalla tribù di Ruben, dodicimila;

dalla tribù di Gad, dodicimila;

6dalla tribù di Aser, dodicimila;

dalla tribù di Nèftali, dodicimila;

dalla tribù di Manasse, dodicimila;

7dalla tribù di Simeone, dodicimila;

dalla tribù di Levi, dodicimila;

dalla tribù di Ìssacar, dodicimila;

8dalla tribù di Zàbulon, dodicimila;

dalla tribù di Giuseppe, dodicimila;

dalla tribù di Beniamino, dodicimila segnati con il sigillo.


9Dopo queste cose vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all'Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani. 10E gridavano a gran voce: "La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono, e all'Agnello".

11E tutti gli angeli stavano attorno al trono e agli anziani e ai quattro esseri viventi, e si inchinarono con la faccia a terra davanti al trono e adorarono Dio dicendo: 12"Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen".

13Uno degli anziani allora si rivolse a me e disse: "Questi, che sono vestiti di bianco, chi sono e da dove vengono?". 14Gli risposi: "Signore mio, tu lo sai". E lui: "Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell'Agnello. 15Per questo stanno davanti al trono di Dio e gli prestano servizio giorno e notte nel suo tempio; e Colui che siede sul trono stenderà la sua tenda sopra di loro.


16 Non avranno più fame né avranno più sete,

non li colpirà il sole né arsura alcuna,

17perché l'Agnello, che sta in mezzo al trono,

sarà il loro pastore

e li guiderà alle fonti delle acque della vita.

E Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi".

 

Carissimi fratelli e sorelle,

sabato scorso è stata per noi, monaci della Christiana Fraternitas, una giornata di particolare grazia. Il nostro consueto ritiro spirituale di avvento ci ha permesso di immergerci nella grazia dell’ascolto attraverso il grande silenzio. Abbiamo preso rinnovata coscienza che camminare dietro al e nel Signore è impegno totalizzante della vita. Solo questo stare in Gesù e dietro Gesù ci permette di cogliere il di più della vita e della storia.

Il rotolo del progetto di Dio sull’umanità, che ha fatto la sua apparizione del capitolo 5 dell’Apocalisse, sta nella destra di Dio Padre ed egli la consegna all’Agnello, l’unico che è degno di aprirne i sigilli perché si è lasciato immolare l.qper la salvezza degli uomini. Nessuno può comprendere il mistero della storia umana e della storia della salvezza se rifiuta di entrare nel pensiero di Dio, nel pensiero di Cristo. La logica del mondo può essere compresa solo nella logica della fede, cioè nella logica di Dio. L’uomo contemporaneo appare incerto, insicuro; sembra una barca sballottata dai flutti della storia, perché ha dimenticato la logica di Dio, non si interessa più della logica di Dio. Lo vedremo a giorni: tutti festeggeranno – o per lo meno si illuderanno di festeggiare – il Natale. Ma cosa festeggeranno? Certamente non la nascita di Gesù! Faranno la festa dei regali, che saranno usati per un po’ e poi dimenticati come ogni oggetto; faranno la festa dei loro cenoni, di cui presto si lamenteranno per quel paio di chili presi; faranno la festa di auguri senza contenuto, perché di questa festa hanno dimenticato proprio il Festeggiato. Quanti penseranno che “fare Natale” significherà andare a casa di un parente o di un amico per passare del tempo insieme.

Una vita senza fede, una vita senza riferimento a Gesù Cristo, alla fine sarà sempre una vita senza alcun orientamento, senza una direzione chiara. Come diceva agli inizi del secolo scorso la grande Grazia Deledda oggi gli uomini sono come canne al vento, sbattuti di qua e di là dal vento che è più impetuoso, senza riuscire a dare solidità alla propria esistenza.


I capitoli 6 e 7 dell’Apocalisse, saranno l’oggetto della riflessione di oggi, perché essi ci offrono la via per ritrovare la solidità della storia umana, personale e collettiva.

In questa sezione dell’Apocalisse l’autore ci parla dell’apertura di sei dei sette sigilli del rotolo della storia e del progetto di Dio sull’umanità. L’apertura di alcuni sigilli è segnata dall’entrata in campo di quattro cavalieri che creano sconvolgimenti nelle vicende umane e nel cosmo.

Il racconto è veloce, l’apertura dei sigilli segue un ordine: prima uno e poi l’altro. Tuttavia, la velocità con cui essa avviene ci fa pensare ad eventi che possono accadere non successivamente uno all’altro, ma in simultanea.


All’apertura di ogni sigillo corrisponde una chiamata da uno dei quattro esseri viventi che erano attorno al trono e all’Agnello. Quella chiamata permette ad un cavaliere di uscire e di compiere ciò per cui è chiamato. Il cavaliere con il cavallo bianco è il primo: egli è chiamato a combattere ed a vincere. Questo inizio sembra darci una indicazione chiara del senso: per quanto orribili potranno apparire le vicende successive, esse comunque sottostanno al volere di Dio ed egli imporrà la sua vittoria. Infatti, non pochi interpreti vedono in questo cavaliere vittorioso un simbolo dello stesso Cristo risorto (il colore bianco e la corona, il suo essere vittorioso sempre e mandato a vincere di nuovo).


I successivi cavalieri, con i loro colori e le loro caratteristiche, rappresentano i mali del mondo.

Il cavaliere rosso fuoco indica la guerra e la violenza omicida tra gli uomini. È una forza distruttiva che si oppone alla vittoria di Cristo.

Il cavaliere nero ha una bilancia in mano, probabilmente perché indica la mancanza della giustizia sulla terra. Rappresenta l’oscurità (il nero) di tutte le ingiustizie sociali. Nel testo esse vengono indicate dal prezzo del grano e dell’orzo, che viene indicato come ingiusto (un denaro sia per una misura di grano sia per tre misure di orzo). Questo prezzo è almeno dodici volte superiore al giusto prezzo di quell’epoca e per questo era inaccessibile alla maggior parte della popolazione. Si tratta quindi dell’emblema di un sistema sociale ed economico in cui la ricchezza, in mano a pochi, aumenta il divario tra i ricchi (sempre più ricchi) ed i poveri (sempre più poveri).


Il significato del quarto cavaliere – quello verde – è indicato nel testo stesso: egli è la morte, a cui segue l’Ade, cioè la rappresentazione mitologica del regno dei morti. Esso rappresenta la fragilità della vita: è verde, il colore dell’erba che al mattino fiorisce, ma alla sera dissecca ed è falciata (Sal 89, 5).


Questi primi quattro sigilli, accompagnati dai quattro cavalieri, ci mostrano la dinamica costante della storia. Quindi non cose che devono spaventosamente accadere alla cosiddetta “fine del mondo”, ma dinamiche storiche che costantemente minano la felicità degli uomini. Sempre nella storia ci sono poteri che si oppongono alla vittoria di Cristo (che è anche la vera vittoria dell’uomo). Esse sono la violenza, l’ingiustizia e la caducità stessa dell’esistenza. Chi non legge il libro della storia con la sapienza di Cristo rimane schiacciato da tutto ciò che accade. È un po’ come quando ci domandiamo: ma perché tutto il male del mondo? Ma perché la sofferenza sulla terra? Ma perché la vita è così breve e fragile? Senza Cristo queste domande sono condannate a rimanere senza risposta e alla fine schiacciano l’uomo con un amaro sapore di insensatezza della vita.

Sì! Senza Cristo la vita e la storia non hanno senso! Dobbiamo avere il coraggio di dirlo con chiarezza una volta per tutte! L’Apocalisse lo fa con sublime bellezza.


E dobbiamo dire un’altra cosa con estrema franchezza. Questi primi quattro sigilli ci parlano dell’eterno conflitto tra il bene ed il male che imperversa nelle vene della storia e la attraversa spesso in modo drammatico. In questo conflitto non esiste neutralità! Non schierarsi dalla parte di Cristo (il cavaliere bianco) non significa rimanere neutrali, significa invece schierarsi dalla parte del male! Non si illudano i sordi alle parole di Gesù, non si illudano quelli che vorrebbero dirsi indifferenti alla questione religiosa, alla questione della fede. Non aderire a Cristo non permette di essere “brave persone”, perché prima o poi dinanzi alla logica imperante del mondo si finisce per soccombere ai sistemi di male e del peccato. Solo chi sta dalla parte di Cristo ha le forze per opporsi al sistema del male.


Il quinto sigillo apre una dimensione diversa: fanno il loro ingresso nella visione i martiri, coloro che per la fedeltà a Cristo hanno versato il loro sangue. Si tratta certamente di credenti che sono stati uccisi in odio alla fede, ma anche di credenti che hanno quotidianamente versato il sangue della loro fedeltà a Cristo nella difficoltà di essere fedeli in mondo infedele. Essi fanno pressione davanti a Dio: fino a quando? Sono impazienti, vorrebbero vedere finalmente realizzata la giustizia di Dio. Viene loro data una veste bianca, come segno della loro partecipazione alla vittoria di Cristo, ma viene anche loro ricordato che Dio è paziente, che sa attendere i tempi della maturazione. Anche in questo caso siamo messi dinanzi ad una simbolizzazione di uno stato d’animo permanente, di una dimensione storica permanente. In ogni tempo della storia, i buoni si domandano e domandano a Dio: ma perché non metti fine al male del mondo? Ma perché non intervieni una volta per tutte per porre fine all’orgia dei gaudenti?


L’impazienza dei martiri è l’impazienza dei buoni che stanno piegati sotto le dure sferzate del male che sembra imperversare. Ma essi non devono dimenticare l’inizio dei sigilli: la storia sta nella destra di Dio ed il primo cavaliere è quello vittorioso. A Dio solo spetta di conoscere e stabilire il tempo della vittoria. Ai credenti invece è chiesta l’umile pazienza. Veramente buono non è chi sbraita la giustizia, intesa come vendetta della storia e sulla storia, ma solo colui che sa operare perché la giustizia maturi nella coscienza delle persone e produca i suoi frutti. Anche questo messaggio è di un’attualità sconvolgente: quanti forcaioli oggi gridano giustizia, quanti si indignano nei luoghi del dibattito pubblico, quanti invocano cambiamenti strutturali negli stati e nelle chiese… Ma quanto pochi fanno qualcosa di concreto perché questo accada… Tutti sono bravi a sbraitare; quanti invece sono disposti a rimboccarsi le maniche e metterci la faccia? Nulla mai cambierà, se io, se noi, se ciascuno di noi non sarà personalmente disposto a fare qualcosa, ad impegnarsi in prima persona perché la forza del bene e del cambiamento inizi dalla propria vita.


Arriviamo finalmente al sesto sigillo, che occupa l’ultima parte del sesto capitolo e tutto il settimo. Questo sesto sigillo apre uno scenario di contrasti: una prima parte sconvolgente ed una seconda parte rasserenante.


La prima parte di questo segmento del testo ci parla di uno sconvolgimento totale: il terremoto, il cielo arrotolato, l’oscuramento del sole e la luna che diviene rosso sangue, le stelle del cielo che cadono, i monti e le isole che si spostano sul globo terrestre. Eppure queste immagini tutto sono tranne che qualcosa di negativo. Esse infatti vengono spiegate da ciò che avviene dopo: tutti i re ed i potenti della terra si nascondono, cercano di sfuggire. Si tratta quindi della simbolizzazione di un rovesciamento dell’ordine delle cose: tutti quei poteri che hanno schiacciato l’umanità, opponendosi di fatto alla vittoria di Cristo e alla gioia dell’uomo saranno inesorabilmente spazzati via.


Fanno, quindi, la loro comparsa cinque angeli: quattro sono ai quattro punti cardinali a trattenere i venti ed un quinto ordina loro di non liberare i venti, cioè di non dare compimento definitivo allo sconvolgimento del mondo terreno perché prima devono essere segnati gli eletti i salvati.


Ancora una volta si deve attendere: prima attendevano i martiri, ora attendono gli angeli. Le immagini dei salvati – le conosciamo – parlano di un numero simbolico (i 144.000) che, presi dalle tribù di Israele, indicano certamente il popolo dell’antica alleanza, verso cui l’autore dell’Apocalisse nutre profondo rispetto, visto il modo con cui attinge a piene mani dai testi dei profeti. Ad essi si affianca una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare. È l’universalità della salvezza, che sorge da Israele ma è destinata ed elargita a tutti coloro che vogliono aderire a Cristo.

Da questa moltitudine partirà una nuova liturgia di adorazione e di lode che coinvolgerà tutti gli angeli, i quattro esseri viventi, i ventiquattro vegliardi. Ma questa volta, se i destinatari della lode sono gli stessi (Dio e l’Agnello), l’oggetto della lode, il motivo di essa è ben specifico:

Non avranno più fame né avranno più sete,

non li colpirà il sole né arsura alcuna,

perché l'Agnello, che sta in mezzo al trono,

sarà il loro pastore

e li guiderà alle fonti delle acque della vita.

E Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi.


La lode finale si innalzerà a Dio ed a Gesù Cristo perché vinceranno e la loro vittoria ha dei tratti ben precisi: la fine di ogni schiavitù umana.


Se l’uomo non avrà più né fame né sete, allora nessuno potrà sfruttare la fame e sete per arricchirsi a discapito dei più deboli. Se non saranno colpiti dal sole e dall’arsura, allora nessuno potrà fare speculazione edilizia ed arricchirsi sul bisogno delle persone di avere un luogo dove abitare e rifugiarsi.

Se Dio asciugherà ogni lacrima, cioè eliminerà ogni forma di dolore e tristezza, allora nessuno potrà fare profitti milionari sui farmaci, sui luoghi di cura, sugli immigrati, sulla tratta di esseri umani, sulla guerra, sullo sfruttamento di donne e bambini.

Cari Amici, la storia non cambia con la denuncia sociale, i sistemi di peccato non vengono abbattuti dalle inchieste giornalistiche. La storia cambia e di sistemi di male precipitano solo quando noi, accogliendo Cristo nella nostra vita, abbiamo la forza di cambiare le cose.


Solo chi accoglie Cristo non demorde, non si lascia andare per lo sconforto che deriva dalla sproporzione tra l’enormità delle ingiustizie e la pochezza delle sue forze.


Le Chiese – se non vogliono rimanere mute e garrule dinanzi alla enormità dei mali della umanità – devono smetterla di inseguire il mondo, di cercare il plauso delle folle, di accaparrarsi la simpatia di gente che le adula ma non le segue. Esse devono tornare alla forza dirompente della profezia cristiana: cioè alla sapienza e alla intelligenza della fede che soltanto sanno dispiegare il mistero del mondo e sanno imprimere ai deboli la forza del loro riscatto.


Ecco la lezione di questi due capitoli: il bene ed il male si affrontano sempre nella storia del mondo, combattono instancabilmente nel cuore e nella vita di ciascuno, si scontrano ripetutamente sugli scenari delle piccole vicende e delle grandi questioni mondiali. Ora è il tempo di scegliere da quale parte stare! Ora è il tempo di decidere per chi vogliamo combattere: per Cristo o per il demonio? No! Non esiste neutralità! Decidere di non scendere in campo equivale a scendere in campo per il male. Solo questa franchezza, forse fuori moda, ma certamente evangelica, ci permetterà di stare dalla parte giusta.

dom Antonio Perrella

Abate della Christiana Fraternitas


Qui sotto il video integrale della predicazione




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