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In Nativitate Domini: la veglia di Natale alla Christiana Fraternitas

"l’Incarnazione del Verbo di Dio ha impresso nella storia dell’umanità una curva di accelerazione inaspettata, come un impatto che ha deviato la traiettoria da un mondo egocentrico ad un mondo allocentrico" alcune delle parole tratte dal sermone dell'Abate dom Tonino .


Giovedì 24 dicembre 2020 alle ore 19:30, presso la Cappella della Casa d'Amministrazione della Christiana Fraternitas si è svolta la Celebrazione Capitolare Ecumenica della Parola "in Nativitate Domini" e la Commemorazione della Cena del Signore. La preghiera è stata trasmessa in diretta Facebook per raggiungere quanti desideravano condividere con la Famiglia Monastica l'attesa del Natale. Durante la Preghiera le monache e i monaci hanno indossato la mascherina arcobaleno per sensibilizzare alla pace e all'inclusione sociale.


Sermone del Reverendissimo Abate dom Antonio Perrella

in occasione della Celebrazione della Parola

"In Nativitate Domini" 2020


Testo di riferimento Lc 2, 1-14


Oggi è nato per voi il Salvatore!

Anche quest’anno risuona l’annuncio di questo prodigio di amore e di salvezza che è la Nascita del Signore Gesù!


Questo evento è stato salutato come admirabile commercium, meraviglioso scambio,prodigioso incontro tra la divinità del Figlio di Dio e la nostra umanità.

Potremmo dire che in quella notte santa e benedetta si è stretto un mirabile abbraccio tra Dio e l’umanità. Sì, proprio un abbraccio! Quanti abbracci ci sono mancati, e quanti abbracci ci stanno mancando in questo anno in cui siamo privati dei contatti sociali ed umani e siamo costretti a tenere le distanze tra noi. Questa sera però riceviamo la grazia di un abbraccio che tutti li racchiude e li riassume: l’abbraccio amorevole di Dio, che scalda e risana, che ricostruisce e ridona dignità ed amore, che consola e spinge ad una vita piena e felice.


Sorelle e Fratelli, l’Incarnazione del Verbo di Dio ha impresso nella storia dell’umanità una curva di accelerazione inaspettata, come un impatto che ha deviato la traiettoria da un mondo egocentrico ad un mondo allocentrico, più facilmente, altruistico: un mondo nel quale non è l’io il centro di tutto, ma il dono di sé all’altro, l’amore gratuito e la reciproca accoglienza senza alcuna condizione.


Questo tempo privo di abbracci ci ha rivelato gli abbracci veri ed importanti, quelli che veramente ci mancano e quelli di cui possiamo fare a meno, perché non erano veri ed erano forse solo d’occasione, di facciata. Un tempo che ci ha privati di molte cose, ma ci ha mostrato anche quelle veramente essenziali. Ci siamo sentiti un po’ come spogliati e scarnificati. Eppure ci siamo accorti di quale scheletro e di quale muscolatura non possiamo fare a meno. In queste festività non possiamo passeggiare liberamente per le nostre strade illuminate incontrando tutti i nostri cari e siamo costretti a scegliere con passare il Natale (cosa neppure che neppure vale per tutti poiché alcune persone lasciate sole), abbiamo dovuto fare un discernimento: con chi festeggiare nonostante tutto? Certamente con poche persone, quelle poche persone veramente importanti, quelle che contano veramente per noi. Non possiamo portare regalini a tutti, ma dovremo scegliere da chi andare: quelle persone di cui sentiamo di non poter fare a meno. Denudati da questa situazione anomala, forse il suo lato positivo è che possiamo ritrovare la verità delle cose, delle persone e, alla fine, di noi stessi e cioè scoprire dove abbiamo fatto la nostra famiglia concreta, quanto è grande, dove abbiamo “costruito casa”.


Ci avevano detto che nella vita era determinante l’impressione che gli altri avevano di noi. Questa menzogna è stata smascherata: ciò che importa è chi siamo noi in noi stessi.

Ci avevano fatto pensare che più collegamenti, likes e followers abbiamo, più siamo dei leader. Questa bugia è stata infranta: contano i legami autentici di cui non possiamo privarci.

Ci avevano indotto a pensare di poter essere felici in base allo status o all’apprezzamento sociale ed a quanto eravamo capaci di generare consenso intorno a noi. Anche questa fandonia non regge più: valiamo -come ho detto- per ciò che siamo ma anche però per quanto di noi siamo capaci di donare.

Ci avevano convinti che il denaro, il potere, la bellezza (in senso di stereotipo culturale) ed il successo potessero regalarci la felicità. Pure questa illusione è svanita: la gioia vera o la coltiviamo dentro di noi o niente dall’esterno e dall’apparenza fugace potrà mai donarcela.


L’invito che questa commemorazione ci lancia è: lasciamoci coinvolgere allora dall’unico vero abbraccio, che non ci mente e non ci inganna: l’abbraccio di Dio, che questa sera nel modo si ricorda nella Sua scelta di rivelarsi, di presentarsi all’umanità in un bambino innocente, innocuo: Gesù!


Stretti in questo abbraccio vero ed essenziale scopriremo di essere amati sempre e comunque; scopriremo di valere per ciò che siamo e non per ciò che abbiamo o per la nostra maschera costruita ad hoc dalle convenzioni sociali;

scopriremo che non dobbiamo aspettare di essere accolti e riconosciuti da qualcuno, perché c’è Lui che già ci conosceva e ci aveva già amati così come siamo, …venuti da Lui;

scopriremo che c’è sempre per noi un cuore spalancato, una strada di vita piena e gioiosa, sempre una nuova possibilità per chi si è smarrito, sempre due braccia tese pronte a lasciarci andare, quando ci illuderemo di trovare la gioia lontani da Lui, ma altrettanto pronte a riaccoglierci quando, forse delusi dalle nostre fallimentari scommesse umane torneremo a Lui come l’Unico che non ci ha mai lasciati, mai traditi, mai abbandonati, mai ingannati ma sempre attesi, accolti ed abbracciati.


Buon Natale in questo dolce, eterno, vero, umano e divino abbraccio d’amore che non ha mai fine! Amen!

dom Tonino +




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