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In Epiphania Domini: la vigilia celebrata alla Christiana Fraternitas

"Quando, poi, questi sapienti decidono di partire, lo fanno insieme. Era prassi dell’antichità partire in carovana, in gruppo. Solo uno stolto sarebbe partito da solo. Il viaggio era pericoloso: pensate ai pericoli dei briganti, possibili sentieri tortuosi, possibili esigenze di salute.  Solo la compagnia della carovana dava garanzie di arrivare alla meta.

La ricerca di Dio non si fa da soli, nella fede non esistono gli autodidatti e  pellegrini solitari. Questi hanno un solo destino: incappare nei briganti! Sono i briganti della illusione di essere credenti, ma senza scomodarsi; i briganti di una fede a buon mercato, magari mescolata a superstizioni ed a ricerca del sensazionale; fino ad arrivare a quei briganti che si spacciano per profeti misto a scienziati e pastori". Alcune delle parole tratte dall'omelia dell'Abate Antonio.


Domeica 5 gennaio 2025 alle ore 17:30, presso la Cappella "Santi Benedetto e Scolastica" della Casa Apostolica alla Christiana Fraternitas si è svolta la Celebrazione Capitolare Ecumenica della Parola e la Commemorazione della Cena del Signore "in Epiphania Domini". La preghiera è stata arricchita anche dalla "benedizione" dei gessetti serviti poi per la "benedizione dei magi" fatta alle famiglie nel giorno seguente. L'omelia è stata trasmessa in diretta Facebook per raggiungere quanti desideravano condividere con la Famiglia Monastica l'Epifania del Signore.



Testo integrale dell'omelia

del Reverendissimo Abate dom Antonio Perrella

per la Celebrazione "In Epiphania Domini" 2025


Testo di riferimento Mt 2, 1-18


Carissimi Fratelli e Sorelle, cari Amici,


Àlzati, rivestiti di luce,

su di te risplende il Signore,

la sua gloria appare su di te.


Queste parole della prima lettura, tratte dal profeta Isaia, ci danno il tenore di gioia della celebrazione dell’Epifania. Se è vero che epifania vuol dire manifestazione, allora noi non possiamo che gioire. Sì, Dio che si manifesta porta la sua gioia nella vita di chi lo accoglie, di chi si lascia da lui raggiungere.

È questa l’esperienza dei Magi: essi si sono fatti raggiungere dal primo e grande Cercatore, che è Dio stesso, il quale abbandona la gloria del cielo per venire a cercare chi era perduto. Essi – i Magi – con la loro ricerca non fanno altro che rispondere alla primaria ed originaria ricerca da parte di Dio.


Dio mi cerca, Dio ti cerca, Dio ci cerca. Ma noi dove siamo? Proviamo a capovolgere la domanda dei Magi: Dov’è il neonato Re dei Giudei?, essi domandano ad Erode ed ai saggi di Gerusalemme. Ma la vera domanda sarebbe dovuta essere: Dio è venuto in questa vostra terra a cercarvi, ma voi dove siete? Dove vi nascondete?


Anche i Magi erano inizialmente nascosti. Non sappiamo con precisione se essi fossero solo dei saggi del lontano Oriente o se fossero ebrei della diaspora in terre lontane, che avevano mantenuto solo un vago ricordo delle profezie dei loro padri e della fede degli antichi. Certo, erano nascosti nella loro conoscenza del mondo, con cui pensavano di saper leggere gli eventi, di saper dominare la storia, di essere padroni della loro vita. Erano nascosti nel prestigio sociale della loro posizione e delle loro ricchezze, ma, quando nella stella hanno visto che Dio stesso era sceso a cercarli, hanno avuto il coraggio di uscire allo scoperto per Lui.

Da quel momento tutto è cambiato per loro! Hanno lasciato la loro terra; avevano trovato una terra nuova e più bella. Hanno lasciato le loro sicurezze; hanno trovato la vera ed unica certezza. Anche le loro conoscenze sono cambiate: esse non sarebbero più servite per se stessi o per essere riconosciuti come sapienti dagli altri; da quel momento le loro competenze e conoscenze avrebbero avuto un solo senso: trovare Dio.

Sono usciti allo scoperto, perché hanno finalmente trovato la Verità! Non un surrogato di verità, non una finzione di verità, non un auto convincimento di verità; ma la Verità vera, quella fatta Carne!


Quando, poi, questi sapienti decidono di partire, lo fanno insieme. Era prassi dell’antichità partire in carovana, in gruppo. Solo uno stolto sarebbe partito da solo. Il viaggio era pericoloso: pensate ai pericoli dei briganti, possibili sentieri tortuosi, possibili esigenze di salute. Solo la compagnia della carovana dava garanzie di arrivare alla meta.

La ricerca di Dio non si fa da soli, nella fede non esistono gli autodidatti e pellegrini solitari. Questi hanno un solo destino: incappare nei briganti! Sono i briganti della illusione di essere credenti, ma senza scomodarsi; i briganti di una fede a buon mercato, magari mescolata a superstizioni ed a ricerca del sensazionale; fino ad arrivare a quei briganti che si spacciano per profeti misto a scienziati e pastori. Nell’esodo della fede il viaggiatore solitario è destinato a perdersi, a non arrivare mai alla meta e persino a sbagliare strada o morire nel tragitto. Senza una carovana, non si arriva a destinazione. Ed i viaggio ha le sue regole, le sue tappe. Si deve scegliere un itinerario e seguirlo tappa per tappa. Nel viaggio non si va a casaccio, perché la strada è dettata dalla meta. Non si saltano le tappe, perché altrimenti non si arriva mai. E la carovana è impegnativa proprio perché ricorda le regole del viaggio. Per questo oggi le persone odiano la carovana della fede, essere parte attiva cioè di comunità ecclesiali. Esse preferiscono girovagare come sbandati ed illudersi di fare comunque un cammino di fede. Anche in questo i Magi escono allo scoperto. Andare in carovana richiederà di adeguare il proprio passo a quello degli altri, richiederà la costanza delle tappe e la fedeltà del cammino, ma per arrivare alla meta è necessario uscire allo scoperto e mettersi in viaggio con la compagnia dei viandanti, senza crearsi l’illusione di poter andare da soli.


La ricerca, poi, ha la priorità su tutto. Si batte ogni strada, non si lascia nulla di intentato. Pur di arrivare alla metà dell’incontro con Gesù i Magi non lesinano di chiedere a chiunque, persino al bugiardo Erode ed ai sonnecchianti saggi e sacerdoti di Gerusalemme.

Ancora una volta escono allo scoperto! Non temono che Erode ed i saggi di Gerusalemme li deridano: ma chi ve l’ha fatta fare a lasciare tutto per venire fin qui? Siete dei folli! Tutti vorrebbero quello che voi avete e voi, invece, lasciate tutto per cercare un Dio? Siete saggi, siete ricchi, siete potenti, ma perché cercate un Dio che non può darvi queste cose?

I Magi escono allo scoperto e, mendicanti di verità, domandano dove possa trovarsi il Re dei Giudei, appena nato.

Ogni strada è buona per arrivare a Gesù, anche domandare ad Erode. Ma – attenzione! – non ogni strada è buona per tornare a casa, rinnovati da Gesù.

Sì, i Magi di nuovo escono allo scoperto e, avvisati delle reali intenzioni di Erode, per un’altra strada fanno ritorno alla loro casa.


Certo! Non può essere diversamente! Una volta trovato Gesù, una volta trovato quel Dio, che per primo li aveva cercati, che senso avrebbe tornare sulla stessa strada? Sarebbe da folli. Quell’incontro non sarebbe servito a nulla. Avrebbe soddisfatto solo una passeggera curiosità anziché dare senso all’esistenza. Sarebbe stato un incontro sprecato, una grazia sprecata! Quanti incontri con Gesù e quante grazie sprecate oggi… Persone che vengono a Gesù, ma poi tornano alla loro strada di sempre. Sì, sono venuti a vedere Gesù, ma non sono usciti allo scoperto per Lui.



Oggi, dalla esperienza dei Magi, che tanto è cara alla nostra tradizione spirituale di monaci cercatori infaticabili di Dio, una voce potente si alza per ogni uomo e donna del nostro tempo. Essa grida:

Dove sei? Dove ti nascondi? Perché non esci allo scoperto?


Esci allo scoperto, tu che di Dio non te ne importa nulla. Dillo apertamente, facendo cadere dalla tua faccia quella maschera di brava persona che ti sei messo addosso. Non prego, ma sono una brava persona, faccio del bene, ci sentiamo dire. Togli la maschera! Ma davvero pensi di avere qualcosa da dare agli altri, se non hai Dio nel cuore? Davvero pensi che quella solidarietà pulciosa che ti muove di tanto in tanto, giusto per no ammettere che in fondo anche tu sei mosso dal desiderio di realizzare solo te stesso, possa bastare a sentirti a posto?


Esci allo scoperto, tu che sei convinto di essere credente perché di tanto in tanto reciti qualche preghiera o partecipi ad un culto, ma alla fine la tua vita è sempre uguale a quella di prima? Togliti la maschera della religiosità, ed abbi il coraggio di dire che sei disposto a fare opere di pietà, purché però Dio non ti scomodi troppo.


Esci allo scoperto tu, che partecipi “pienamente” ai percorsi di fede, ma non vuoi cambiare nulla del tuo modo di pensare e di fare. Togliti la maschera dell’essere cercatore di Dio, ed abbi il coraggio di ammettere che alla fine ciò che cerchi non è Dio, ma la tranquillità di sentirti apposto con la tua “in”coscienza.


Esci allo scoperto tu, che cerchi il successo, il denaro, l’affermazione professionale e sociale e ti illudi che in questo stia il senso della vita. Togliti la maschera ed abbi il coraggio di ammettere che ti accontenti di queste cose, perché se tu provassi a guardarti dentro avresti terrore di scoprirti vuoto.


Esci allo scoperto tu, che indossi i paramenti della fedi, la toga della giustizia, i paludamenti della politica, la divisa della onestà, ma dentro bruci di odio, di inganno o di corruzione. Togliti la maschera ed abbi il coraggio di ammettere che quell’abito è un solo un becero camuffamento, perché non si veda lo squallore della tua anima.


Esci allo scoperto; usciamo allo scoperto; lasciamoci trovare e guidare, una volta per tutte, dalla stella luminosa che illumina il cammino di quanti sanno fare comunità con gli occhi rivolti verso l’alto! Così finalmente anche noi avremo trovato ciò, anzi, Chi veramente conta! Amen.

dom Antonio Perrella

Abate della Christiana Frateritas


Qui sotto il video dell'intera omelia.



Pax

Ut unum sint



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