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Il Crocifisso della Christiana Fraternitas

Venerdì 28 febbraio 2020 alle ore 20.30, presso la Cappella della Casa d'Amministrazione è stata inaugurata l'Icona del Crocifisso della Christiana Fraternitas.


In occasione del I venerdì (dopo le ceneri) del Tempo del Deserto, prima della preghiera ecumenica silenziosa davanti alla Croce, l'Abate dom Antonio Perrella ha inaugurato con una preghiera l'Icona del nuovo Crocifisso della Christiana Fraternitas dal nome: La Croce di Cristo: Albero della vita

Si tratta di un'opera d'arte commissionata dalla nostra Comunità all' iconografo M° Luigi Manes. L'icona è stata scritta su un progetto più ampio dell'Abate Antonio che culminerà con la scrittura di altre due icone che verranno poi alloggiate ai lati del Cristo formando un trittico. Il progetto dell'Abate Perrella nasce dall'intento, continuando nel solco della tradizione, di fare dell'arte un veicolo per i contenuti della Fede. La fase progettuale è passata attraverso molti bozzetti scambiati dall'iconografo e l'Abate. L'opera è stata realizzata su tavola di 150cm con i colori che caratterizzano la Famigli Monastica e foglia oro.



1. La Croce

Appare evidente un'anomalia rispetto ad altri crocifissi: la croce non prosegue verso l'alto con appeso il cartiglio della condanna con l'iscrizione di Pilato: Jesus Nazarenus Rex Judeorum (cf Gv 19,19). Di fatto in quest'opera la croce della morte di Gesù Cristo è un ricordo, qualcosa di passato e di trasformato. Si, trasformato! Non si tratta più del legno secco e ruvido che il Salvatore del mondo ha portato sulle spalle e sul quale è stato appeso bensì di un arbusto che con la sua vegetazione dà vita a frutti di salvezza (v. punto 3). Ecco perché il colore di sfondo è verde. Naturalmente questo verde richiama anche al colore che caratterizza la Christiana Fraternitas.


2. Il Cristo

L'uomo raffigurato racconta un fatto, un fatto storico: viene da un popolo, quello ebreo come messo in evidenza dalle decorazioni del perizoma. Si notano infatti le tipiche righe azzurre ebraiche, che sono due ad indicare la Legge e i Profeti (la Torà). Sorprendente il fatto che Gesù, se pure ha alle spalle la croce, è vivo! Infatti non è sofferente, non gronda sangue. Porta il segno della crocifissione storica che ha subito, infatti le ferite sono poste nei polsi e ai piedi così come avveniva per la tremenda esecuzione romana.

Egli - il Cristo - guarda, fissa (cf Mc 10,21) con tenerezza l'osservatore, tiene le braccia allargate e fa un passo avanti, anzi gli corre incontro (cf Lc 15,20), ha qualcosa da comunicargli: la vita e l'amore del Padre! Ecco perché l'unica ferita aperta è quella del cuore dal quale sgorgano sangue ed acqua (cf Gv 19, 34). Più che la ferita è la feritoia dalla quale Dio Padre si rivela in Cristo Gesù e l'umanità può fare esperienza dell'amore di Dio.

Non è storicamente verosimile che Gesù avesse i capelli lunghi poiché al suo tempo, nella regione in cui viveva, c'erano i pidocchi. Perciò è ragionevole pensare che gli uomini del suo tempo portassero capelli e barba corti. Ma abbiamo voluto conservare l'aspetto tradizionale di Gesù, così come in fondo ci è pervenuto, approfittando per dare un significato da comunicare anche attraverso i capelli. Questi cadono sulla spalla sinistra con due boccoli ovvero dicono che Gesù è vero uomo e vero Dio. Sulla spalla destra invece scendono tre boccoli che ricordano il fatto che Gesù Cristo è la seconda Persona della Santissima Trinità che egli stesso rivela, mostrando il Padre (cf Gv 14,9) e inviando lo Spirito Santo (cf Gv 20,22).

Anche lo Spirito Santo è presente in quest'opera ed è il rosso che soggiace alle fronde verdeggianti e fruttuose della croce. Esso è come un Compagno, sostegno che con il suo soffio e il suo calore conduce i frutti a maturazione.


3. I Frutti

Dall'albero della vita, ovvero amore misterioso di Dio, deriva l'umanità nuova, quella che Cristo ha mirabilmente ricondotta al Padre. Vi sono infatti dipinti dodici melograni: dodici erano le Tribù di Israele, popolo eletto (cf Gen 49, 28); dodici sono gli apostoli, il nuovo Israele (cf Mt 19,28), attraverso il quale Cristo dona la salvezza all'umanità intera, quella in Lui ricreata. Chi sa accogliere l'amore di Dio e di questo amore partecipa ogni fratello e sorella sarà come quei melograni irrorati dal sangue e dall'acqua del costato di Gesù ovvero arriveranno a maturazione, scoprendo le ricchezze e possibilità che Dio, Padre buono ha poste nelle sue creature. Il melograno è un frutto singolare, perchè composto da una molteplicità di cicchi, per indicare la variegata diversità e ricchezza della umanità e di come essa si realizza e si manifesta. Inoltre, i melograni sono disposti ai lati del Cristo in due gruppi di "sei", il numero della creazione dell'uomo, ovvero dell'uomo e della donna (cf Gen 1,31), i due "sei" antropologici quindi richiamano la totalità dell'umanità, al di là della identità di genere. 


4. Le scritte greche

"Iesous Christos" "o Basileus": Gesù, il Cristo, ovvero l'unto, si manifesta come Re proprio perchè è perfettamente e pienamente uomo. In Lui abita corporalmente la pienezza della divinità (cf Col 2,9). Gesù è Re, proprio perché offre la sua vita affinché la vita degli uomini sia piena. La sua regalità si manifesta e si realizza nel dono di sé e nel fatto che in lui non esiste contrapposizione alcuna tra il divino e l'umano. Ciò che è divino manifesta il vero senso dell'umano e ciò che è umano rivela il volto glorioso del divino. La sua croce, pertanto, diventa albero di vita perché quanti, guardando a Gesù e riconoscendolo come il proprio Re, non potranno non riconoscere e servire la sua presenza in tutti gli uomini e le donne. Questo servizio d'amore alla vita, alla realizzazione e alla gioia di tutti è il perdurare di quel fiotto di acqua e sangue: i credenti sono lo scorrere costante dell'amore di Dio su ogni umanità, perché essa possa maturare, fiorire, sbocciare e diventare - a sua volta - seme di una nuova umanità.


Un messaggio santo e non un'immagine sacra

Tra i vari linguaggi con cui l'uomo si esprime e trasmette le esperienze, le convinzioni, le emozioni, vi è quello dell'arte. Si tratta di un dato antropologico originario. Ogni civiltà, anche quella a cui noi attribuiamo un valore iniziale e ancora non evoluto, ha sempre cristallizzato ed espresso se stessa in forme artistiche. Non a caso, per esempio, parliamo di arte paleolitica, come di arte paleocristiana. Si tratta di forme che riportano all'origine, a ciò che, in quanto antico, è originario. Non è un caso se ogni epoca culturale o ogni forma di cultura naturalmente produca espressione artistica. La questione delle immagini, nell'universo cristiano e religioso in genere, è diversamente interpretata e sentita. Tuttavia, persino quelle tradizioni di fede che non prevedono l'uso di immagini esaltano la centralità della "parola"; così per esempio l'esperienza islamica ha prodotto espressioni di vertiginosa bellezza nella calligrafia, che è essa stessa una forma di arte e di sublimazione dell'immagine, intesa non come forma corporea ma come forma della parola. Questo Cristo, quindi, non va univocamente inteso come immagine "sacra", al massimo come messaggio o parola santa, ovvero come una mediazione visiva di un messaggio, di una notizia, una buona e bella notizia, che è quella dell'amore infinito di Dio verso l'uomo e, di conseguenza, del traboccare della vita umana nella gioia di essere amata in modo incondizionato. L'arte è, pertanto, ancora oggi, un veicolo di evangelizzazione. 



La preghiera con la quale è stata inaugurata l'Icona


Padre onnipotente ed eterno,

fedele e misericordioso è il tuo Nome.

In principio hai eletto un popolo,

perché ti riconoscesse come suo Signore

ed accogliesse le primizie del tuo amore.

Nel tuo Figlio, fatto uomo,

hai esteso la tua elezione ad ogni creatura,

perché l’umanità intera,

irrorata dal sangue del suo amore e dall’acqua dello Spirito,

manifestasse la pienezza della gioia e della vita.

Guarda ai tuoi figli,

che ti presentano questo ricordo del mistero della tua grazia,

e concedi che chiunque, guardando questa immagine,

si senta inondato dalla dolcezza della tua misericordia,

ricostituito dalla forza del tuo amore,

sostenuto dalla potenza della tua grazia

e porti frutto di vita nel dono di se stesso

ad immagine dello stesso Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,

e vive e regna, con te e lo Spirito Santo,

per tutti i secoli dei secoli. Amen!

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