"Tutto ciò è accaduto ed accade ancora quando si lascia via libera al mistero dell’iniquità, quando si consente che sia deturpata quella ecologia umana, costruita sull’equilibrio dei diritti e doveri, basata sulla dignità delle persone, che sono al di sopra delle strutture sociali e statali. L’inquinamento dei rapporti umani (e di quelli sociali e politici) è il mistero dell’iniquità che si fa strada perché rende insopportabile la vita, concede il trono all’ingiustizia e lascia che governino la corruzione e l’avidità". Alcune delle parole dell'omelia l'Abate dom Tonino per la Celebrazione Capitolare Ecumenica della Parola per il venerdì santo.
Anche alla Christiana Fraternitas, presso Abbey House, si è tenuta la Celebrazione Capitolare Ecumenica della Parola in Passione Domini
Qui sotto il testo integrale dell'omelia del nostro
Reverendissimo Padre Abate dom Antonio Perrella
in occasione della Celebrazione Capitolare Ecumenica della Parola
In Passione Domini
Testi di riferimento :
Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo l'Evangelo di Giovanni
Cari Fratelli e Sorelle,
nella seconda lettera ai Tessalonicesi, l’apostolo Paolo usa un’espressione forte ed oscura al tempo stesso: il mistero dell’iniquità è già in atto (2Tes 2,7). Con questa frase egli vuole indicare la perenne opposizione del male e delle tenebre al cammino di luce, di vita e di bene che scaturisce dall’amore di Dio, che si è fatto carne ed è venuto nel mondo, per riorientare il mondo, attraverso il Signore Gesù Cristo.
Il mistero dell’iniquità è sempre stato in atto nella vita e contro la vita di Gesù. Tuttavia, è proprio nei racconti della Passione che lo vediamo in tutta la sua forza dirompente. Il mysterium iniquitatis agisce, infatti, nella storia e nelle relazioni e le deturpa, causando così non soltanto un male circoscritto a quell’evento e a quella relazione, ma alla stessa possibilità del bene nella storia e nelle relazioni. La forza pervasiva e subdola del male, infatti, sta proprio nella sua capacità di deludere, sfiancare, far perdere la speranza in tutto ciò che di positivo ci si può attendere dalla vita.
Nella proclamazione del Passio abbiamo avvertito, quasi epidermicamente, l’incalzare di questo mistero dell’iniquità fino a vederlo trionfare nella morte del giusto e dell’innocente.
Sì, oggi il giusto è stato sconfitto; l’innocente è stato schiacciato e il peggio è che quel giusto e quell’innocente è il Dio in cui diciamo di credere. Colui nel quale dovremmo riporre ogni fiducia e speranza! Per questo oggi la nostra fede viene provata e non può essere diversamente, se non vogliamo trasformare questo momento di preghiera in uno sterile atto devozionistico e pietistico. Sarebbe ipocrita giocare di retorica per non dire che la Croce di Cristo ed in Lui quella di tutta l’umanità è una contraddizione che non trova ragione, che non ha spiegazione realmente accoglibile dalla nostra mente e dal nostro cuore. È tuttora lo scandalo di tutti noi, che forse in fondo abbiamo perduto il senso di questo mysterium perciò osiamo definirci facilmente cristiani.
1) Allora diciamocelo onestamente: cosa siamo venuti a fare qui oggi se Dio è un perdente con l’umanità! Quale Dio celebriamo se consente che il suo Figlio venga tradito da un compagno, persino con un bacio?
È esattamente ciò che continua ad accadere oggi ogni volta che ci fingiamo amici di qualcuno, magari per buona educazione, ma poi alle spalle tradiamo la sua fiducia, magari rivelando le sue confidenze, sottolineandone i limiti o, nei casi più gravi, carpendo la sua fiducia in noi per farlo cadere nei nostri tranelli. È ciò che quotidianamente avviene nei mondi della speculazione finanziaria, quando si fanno veicolare notizie – create ad arte – per condurre investitori ad acquistare titoli che poi cadranno. La preda diventa facile e viene mangiata dai predatori finanziari.
2) Cosa siamo venuti a fare qui oggi se Dio è un perdente con l’umanità! Quale Dio celebriamo se suo Figlio che, per almeno tre anni, si è sgolato a mostrarsi come il Messia dell’amore e dell’offerta della sua vita per la salvezza di tutti, e poi vede i suoi discepoli impugnare la spada, come se Lui fosse venuto per diventare un leader guerrigliero di questo mondo? Nulla da stupirsi! Simone, detto Pietro, e gli altri, pur avendolo seguito e ascoltato, non hanno mai condiviso la sua prospettiva messianica. Le loro attese ed i loro desideri sul Maestro erano rimaste sempre differenti rispetto alla strada seguita ed indicata da Colui che pure chiamavano “rabbi”.
È ciò che accade quotidianamente quando proiettiamo sugli altri i nostri modi di pensare, le nostre aspettative e così non ci apriamo al mistero e al dono della loro persona. Così avviene, per esempio, quando i genitori proiettano sui figli i loro sogni e li formano così come loro vogliono che essi diventino; li caricano di attese e di pretese, di impegni e attività; inculcano nei bimbi una visione del mondo e della vita, senza domandarsi se il bambino dentro di sé abbia un mondo differente. E, quando il bimbo cresce e la sua personalità ha la forza di venire fuori, quel ragazzo - per loro - diventa una delusione… E non si chiedono se hanno sbagliato a tentare di plasmare quel figlio a propria immagine e somiglianza, anziché fermarsi loro a domandarsi: questo bimbo chi è? Cosa si porta dentro? Quale potrà essere la felicità, che sarà tutta sua e che io devo solo aiutare a scoprire e costruire?
3) Cosa siamo venuti a fare qui oggi se Dio è un perdente con l’umanità! Quale Dio celebriamo se lascia Suo Figlio solo in un giardino, che si vede all’improvviso circondato da un gruppo di soldati, come se fosse un malfattore.
Nulla di cui stupirsi! È esattamente ciò che accade quando una persona oggi commette un errore, magari anche pubblico. Subito inizia lo sciame di commenti, la libidine del conoscere i fatti più reconditi. E se un innocente capita di mezzo, tutto quello che ha fatto – anche le cose più lecite e genuine – vengono inesorabilmente macchiate di sospetto. E quell’innocente viene travolto e schiacciato da una forza sovrastante. Così è accaduto nella nostra Italia, dove un povero giovane (non scevro da errori, ma pur sempre un giovane uomo) si è visto sovrastare da un gruppo di rappresentanti delle forze dell’ordine che hanno riversato su di lui e contro di lui la propria frustrazione ed il proprio delirio di onnipotenza, calpestando la dignità ed infine la vita di Stefano Cucchi. Così ugualmente negli Stati Uniti dove è stato possibile che dei poliziotti – con la pretesa di immobilizzare un uomo – lo abbiano tenuto a terra, schiacciando la sua gola fino a soffocarlo. Ed oggi una famiglia e l’umanità intera sono chiamate a piangere George Floyd.
4) Cosa siamo venuti a fare qui oggi se Dio è un perdente con l’umanità! Quale Dio celebriamo se suo Figlio nel momento più estremo del bisogno è stato allontanato da tutti e rinnegato da chi gli stava più vicino e gli aveva anche promesso: io darò la mia vita per te?
È esattamente ciò che continua ad accadere oggi, ogni qual volta viene data una parola e poi non le si resta fedeli. Così avviene quando uno accede a cariche dello Stato e giura fedeltà alla Costituzione, ma poi – infedele verso di essa – è fedele soltanto al proprio potere ed al proprio portafoglio e magari specula sulla salute dei cittadini. Così è accaduto recentemente, proprio in piena pandemia: uomini e donne, con cariche pubbliche, mentre i cittadini pativano la sofferenza, la morte dei cari, la paura e l’incertezza, facevano a gara per accaparrarsi mascherine e tute protettive da rivendere a prezzi esorbitanti. Questa infedeltà, durante il primo lockdown nazionale, ha subito sulla sua pelle quella vecchina, con la pensione minima, a cui un farmacista – in pieno centro cittadino – ha chiesto 36 euro per una mascherina e lei, povera, piangendo ha dovuto acquistarla per non incorrere in più pesanti sanzioni. Questa è l’infedeltà dello Stato che impone norme e divieti, ma non vigila poi sulla concreta possibilità che i cittadini hanno di rispettare quelle norme e quei divieti.
5) Cosa siamo venuti a fare qui oggi se Dio è un perdente con l’umanità! Quale Dio celebriamo se Suo Figlio viene passato da un sacerdote ad un altro prima di essere poi inviato dinanzi al governatore?
Storia vista e rivista! Un rimpiattino di responsabilità, un gioco – tanto diplomatico quanto avvilente – di competenze che umilia le persone e le tratta come un peso più che come una risorsa! Un sistema viziato e vizioso che arriva alle più tenebrose conseguenze. Così è accaduto per Giulio Regeni, barbaramente torturato ed ucciso dalla polizia egiziana, così come provato dalla magistratura italiana. Tuttavia la magistratura e lo stato egiziani non solo non hanno mai collaborato, ma hanno persino ostacolato la ricerca della verità e la possibilità di processare i responsabili. Quanti hanno “difeso” Regeni in Egitto o sono stati trovati morti o sono stati arrestati. Così si ripete per un altro giovane, questa volta egiziano, ma studente a Bologna, Patrick Zaki. Accusato di voler sovvertire il potere, è stato arrestato ed ogni 15 giorni il giudice prolunga la sua carcerazione preventiva che così dura ormai dal febbraio dell’anno scorso. Anche in questo caso la reazione italiana è stata forte sulla stampa, ma assolutamente debole nel campo diplomatico. E l’Europa non è da meno! La vita umana è sottomessa e sottostimata rispetto alle relazioni diplomatiche e commerciali!
6) Cosa siamo venuti a fare qui oggi se Dio è un perdente con l’umanità! Quale Dio celebriamo se suo Figlio, pur riconosciuto innocente dall’autorità pubblica, viene comunque condannato per le pressioni derivanti da altro potere -quello religioso- e da una folla inferocita?
La ragion di Stato vale più della persona, il politicamente corretto giustifica una palese ingiustizia, il quieto vivere val bene un versamento di sangue. Quando la struttura sociale o il sistema politico diventano indipendenti dalla persona o persino più importanti delle persone, a cui servizio dovrebbe stare, allora ci troviamo dinanzi ad una delle forme più gravi di dittatura e di barbarie! Ogni funzione pubblica di uno Stato ha la sua ragion d’essere nella persona del cittadino e nel suo rapportarsi sociale agli altri cittadini: è quello che noi chiamiamo popolo o nazione. Questo popolo e questa nazione sono il fine delle strutture che amministrano la vita sociale e queste strutture noi le chiamiamo stato. Quando lo Stato prende il posto della Nazione (ovvero del popolo) allora ci si trova in dittatura, anche se ha la bella maschera della democrazia. A chi non è mai capitato di doversi recare in un ufficio pubblico e di essere trattato non come un cittadino ma come uno che non ha diritti? A chi non è mai capitato di essere fermato – in tempo di covid – ad un posto di controllo ed essere trattato quasi come un sospettato ad un posto di blocco? Ciò accade quando lo stato sovrasta il popolo che dovrebbe servire. Così è recentemente accaduto nella nostra città, quando una famiglia ha dovuto piangere la morte del figlio appena diciassettenne, perché la burocrazia ha rallentato l’autorizzazione al trapianto di un organo: sarebbe bastata una settimana prima e quel ragazzo avrebbe avuto davanti a sé la vita che meritava!
7) Cosa siamo venuti a fare qui oggi se Dio è un perdente con l’umanità! Quale Dio celebriamo se Suo Figlio viene crocifisso tra le grida inferocite di una folla imbelle che forse neppure sa chi è quell’uomo e perché è stato messo a morte ed il silenzio spaventato di coloro che conoscono l’ingiustizia ma preferiscono tacere?
Così accade ogni qualvolta che, senza fare la fatica di conoscere persone, situazioni e realtà, si preferisce seguire il sentito dire, l’opinione comune, la voce del più forte. Ogni giorno siamo sovrastati da titoli di giornali, spot mediatici e ci fermiamo al titolo senza approfondire e decretiamo e sentenziamo sulle questioni più complesse con la velocità di un tweet, come se una storia o una persona potessero essere racchiuse tutte in 140 caratteri. Si è abdicato al conoscere, al pensare, al valutare da se stessi, le cose. Si preferisce l’onda comune dell’emozione e del giudizio sommario. Così accade dinanzi ad un disastro: tutti inchiodati davanti alla tv, tutti bramosi di conoscere gli aspetti più macabri e raccapriccianti, con i nostri fazzoletti in mano, fingendo di commuoverci, ma senza poi essere capaci di andare oltre quel momento di sentimentalismo per porci delle domande, per capire se in situazioni simili forse anche noi avremmo potuto contribuire a quel disastro, oppure senza domandarci che cosa in concreto possiamo fare per risollevare chi ha bisogno o per impedire che fatti simili avvengano di nuovo. Anestetizzati dalle notizie “mordi e fuggi”, ci emozioniamo per un istante e poi tutto torna esattamente come prima.
Tutto ciò è accaduto ed accade ancora quando si lascia via libera al mistero dell’iniquità, quando si consente che sia deturpata quella ecologia umana, costruita sull’equilibrio dei diritti e doveri, basata sulla dignità delle persone, che sono al di sopra delle strutture sociali e statali. L’inquinamento dei rapporti umani (e di quelli sociali e politici) è il mistero dell’iniquità che si fa strada perché rende insopportabile la vita, concede il trono all’ingiustizia e lascia che governino la corruzione e l’avidità.
Cosa siamo venuti a fare qui oggi, se Dio è un perdente con l’umanità! Quale Dio celebriamo se anche qui, anche stasera, vedendo che Dio continua a morire, anzi che Dio continua ad essere barbaramente trucidato nelle vittime innocenti dell’ingiustizia di oggi continuiamo a non fare nulla?
I discepoli rimasero attoniti, smarriti dinanzi all’idea del messia, del Figlio di Dio così brutalmente tradito, rinnegato, venduto, torturato ed infine ucciso. La sconfitta di Dio ci fa paura e ci fa tremare; il fallimento di Dio destabilizza tutte le nostre certezze e convinzioni; la morte di Dio fa vacillare la nostra fede.
Sì, Dio ci oggi scandalizza, Dio oggi ci delude, Dio oggi offende la nostra fiducia in Lui… Vederlo lì, miseramente appeso sulla croce, ripugna al nostro sguardo e alla nostra idea su di Lui.
Bene! E vedere un uomo o una donna ugualmente oltraggiato, ugualmente tradito e venduto, ugualmente trucidato e vittima di ingiustizia… perché tutto questo non ci fa ribollire il sangue allo stesso modo?
È facile accettare l’idea teologica di un Dio che si lascia sconfiggere per amore dell’uomo; ma come possiamo accettare la realtà dell’uomo sottoposto alla stessa infamia per la mancanza di amore dell’uomo verso l’uomo?
Il mistero dell’iniquità si fa strada anche quando non abbiamo più voglia di scandalizzarci per le ingiustizie; quando siamo così assuefatti dalle cose che il sangue non ci ribolle più nelle vene.
In verità Dio non è un perdente; è un folle d’amore che non teme di accompagnare l’umanità, vivere con lei, in lei e per lei il mysterium iniquitatis! E questo mistero di iniquità altro non è che l’ostinazione dell’umanità a farsi del male da se stessa.
dom Tonino +
Qui sotto il video della preghiera.
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