L'11 ottobre 2018, presso la Casa di Preghiera dell'Ordine, nella Celebrazione Ecumenica della Parola, S. E. R. Pierre Whalon ha presieduto la Benedizione Abbaziale del nostro Abate Rev. mo dom Antonio Perrella
La Benedizione Abbaziale è avvenuta secondo la forma del Pontificale Romano, che è stata integrata nel Rituale proprio della Christiana Fraternitas. Vista però la natura ecumenica dell'Ordine è stato fatta una modifica alle litanie dei santi che sono state sostituite da litanie trinitarie.
Erano presenti alla Celebrazione i Rappresentanti di altre Chiese Cristiane, alcune Autorità Cittadine, i Consiglieri del Capitolo Apostolico, tanti nostri Fratelli e Sorelle della Comunità dei Partecipanti, parenti ed amici.
È stata per noi una Celebrazione particolarmente gioiosa e - perché non dirlo? - commovente. Avevamo già eletto il nostro fratello Antonio come Decano, quando eravamo Associazione. Dopo il riconoscimento ecclesiastico noi gli abbiamo confermato la nostra fiducia volendolo come Abate - cioè Padre - ed il Vescovo Pierre, suo Ordinario e Vescovo - ha ratificato la sua Professione Solenne e lo ha benedetto Abate.
Questo atto della Chiesa ha un significato indelebile: eravamo un gruppo di amici, che si sono sempre sentiti fratelli ed avevano condiviso un ideale. Oggi siamo un'Abbazia, una Comunità Monastica: si tratta di un germoglio piantato che non può più essere sradicato. Con la Grazia di Dio vogliamo solo dispiegare le radici ed i rami, perché tra le nostre fronde possano fare il nido tutti i tipi di uccelli... come nella parabola di Gesù!
L'omelia del Vescovo
Care Sorelle e cari Fratelli, buona sera a tutti!
Per prima cosa perdonate il mio accento!
Voglio iniziare ripetendo ciò che san Paolo dice ai Corinzi: “Non voglio dominare la vostra fede”. Non sono venuto a Taranto come Vescovo per dominare nessuno. Come dice l'Apostolo, “Voglio soltanto lavorare con voi per la vostra gioia.”
La vostra gioia! E anche la mia gioia. Questa è una serata di gioia perché siamo riuniti insieme come cristiani. Non cristiani di un certo tipo o cristiani di un altro tipo. Questa sera siamo solo cristiani al di là delle rispettive provenienze confessionali. Il primate della Chiesa Episcopale, Sua Eccellenza Reverendissima Michael Curry (il matrimonio reale…) dice che la nostra chiesa nel ramo episcopale è parte del movimento di Gesù. Questa sera, tutti noi stiamo celebrando il fatto che ognuno di noi è parte del Movimento di Gesù, parte della missione di Dio, nella creazione, di portare gioia, pace e amore a tutti, ovunque, in ultima analisi, all'intera creazione stessa!
Non l'abbiamo fatto! Nessuno può vantarsi di essere un cristiano migliore di altri, non questa sera, non in qualsiasi momento. Come dice san Paolo, "Dio ha compiuto tutte le sue promesse. Chi ci salda nell'unione con Cristo, noi e voi insieme, è Dio; lui ci ha scelto, lui ci ha segnato con il suo nome e ci ha dato lo Spirito Santo come garanzia di quello che riceveremo”. Dio ha fatto questo per te e per me, tutti uguali.
Allora perché l’universo cristiano è ancora diviso? Ci sono naturalmente ragioni storiche. Ogni chiesa rappresentata qui stasera è stata perseguitata, e ogni chiesa ha perseguitato ha perseguitato. Queste sono ferite che guariscono lentamente. Ma troppo spesso le nostre divisioni sono il risultato non di pii argomenti dottrinali, ma di giochi politici. Ad esempio, la Chiesa d'Inghilterra non fu fondata quando Enrico Ottavo ruppe i rapporti con il Papa. Henry non ha fondato nulla e, a proposito, non ha mai chiesto il divorzio (Un annullamento matrimoniale non è un divorzio). La Chiesa d'Inghilterra oggi è la chiesa come era prima di Henry. La Diocesi di Canterbury non è nuova, e dal 597 c'è un arcivescovo di Canterbury, il nostro leader spirituale. Fu quando il papa PioV scomunicò Elizabeth, figlia di Enrico che avvenne l'ultima frattura tra Canterbury e Roma.
Più tardi, quando i coloni americani che facevano parte della Chiesa d'Inghilterra furono tagliati fuori dalla chiesa madre, formarono la Chiesa episcopale. Non per differenze dottrinali, ma per cambiamenti politici.
Quando i cristiani discutono su questioni dottrinali, non vi è alcun motivo per dividersi. La divisione non è opera dello Spirito che conserva saldi nell'unione con Cristo, noi e voi insieme. Il contrario è l'opera di Satana. Suppongo sia una questione dottrinale se Satana sia reale o no, ma io credo che ci sia una malvagità spirituale che abbia una motivazione ed un potere. Basta guardare a quanti scismi sono avvenuti. Quante chiese pretendono di essere cristiane? Quanti sostengono di essere l'unica vera chiesa? È può essere opera dello Spirito?
Questa sera, mentre ci riuniamo nella gioia per benedire Antonio come Abate di questo Ordine religioso, la nostra gioia è semplice: la Christiana Fraternitas è un Ordine Monastico Ecumenico. Chiunque sia credente in Gesù, che fa parte del Movimento di Gesù, può essere una parte di questa famiglia. E infatti, con la Christiana Fraternitas autorizzata a usare questa Chiesa. Posso dirlo a tutti voi: chiunque può usarla: è aperta a tutti!
Questo è normale, perché operiamo tutti insieme ad una sola gioia. Insieme nonostante scismi, posizioni teologiche differenti e ferite storiche. E se crediamo veramente che egli ci ha scelti, ci ha segnati con il suo nome e ci ha dato lo Spirito Santo come garanzia di quello che riceveremo, allora sappiamo che apparteniamo a Gesù, e Gesù appartiene a Dio. E lo Spirito ci ha portato nello stesso movimento: la comunione dei santi, la vita eterna. È Dio che fa questo, non noi. Quindi questa Chiesa deve essere aperta a tutti.
Dio ti ama. Ama te! E te! …e te! Non ci sono eccezioni. Dio ama tutti e ciascuno di voi. Nessuno è escluso. Non ci sono persone che vengono lasciate ai margini nel regno di Dio. Siamo solo tutti insieme, nella gioia e nella fede, nella pace e nella speranza.
E’ l’amore! L'amore non finisce mai! L'amore di Dio non lascerà le nostre divisioni riposare ancora per molto. Possa la Christiana Fraternitas e l'Abate Antonio essere uno strumento potente nell'opera di Dio: sono una piccola parte di quella garanzia di quel riceveremo. Abbiamo tutti Cristo. Molto più importante, Cristo ci sostiene. Amen!
Il discorso dell'Abate
Care Sorelle e cari Fratelli, buonasera!
Tantum aurora est! Siamo soltanto all’aurora, all’inizio!
Con queste parole di Giovanni XXIII, di cui oggi la Chiesa Cattolica celebra la memoria, chiudevo la mia riflessione, in occasione del mio Insediamento come Decano della Christiana Fraternitas. Allora intendevo dire che eravamo giunti, dopo un lungo cammino di discernimento e di preparazione, a costituire un’associazione che si impegnasse nel meraviglioso quanto complicato campo dell’ecumenismo.
Non immaginavo, però, come si sarebbe sviluppato questo giorno di lavoro nella Vigna del Signore! Non immaginavo quante persone splendide il Signore ci avrebbe fatto incontrare, tra le quali i vostri volti risplendono nei nostri cuori; non avevo idea di quante resistenze e diffidenze avremmo dovuto affrontare e che pure avevamo messo in conto.
Era l’alba di un pensiero fisso, di una passione che aveva preso il nostro cuore e non lo avrebbe lasciato più: offrire un luogo, una comunità di fratelli ove chiunque si sentisse accolto per ciò che è; una casa comune in cui chiunque – a qualunque Chiesa appartenga e qualunque sia la sua condizione esistenziale – potesse semplicemente sperimentare la gioia di sentirsi chiamare “fratello! sorella!”.
In questo cammino un gruppo di uomini e donne normali, ciascuno con i suoi impegni di lavoro, di famiglia, di Chiesa di appartenenza, aveva sperimentato la gioia di una unità che supera tutte le differenze e le divisioni, di una unità che abbatte ogni muro di separazione: l’unità della fede, della speranza e della carità nell’unico Signore Gesù.
Ed un giorno, in questo cammino, abbiamo incontrato una persona meravigliosa, che come madre premurosa si è messa accanto a noi, ci ha accompagnato, conosciuto e voluto bene: la Venerabile Maria Vittoria Longhitano! Con lei abbiamo condiviso il nostro desiderio e l’ideale che sentivamo ispirato dallo Spirito Santo; e lei lo ha sottoposto ad un’altra persona altrettanto speciale, con un cuore aperto e disponibile, che ha saputo cogliere la bellezza di un ideale ecumenico che nasceva dal basso: il nostro Vescovo Pierre Whalon, che questa sera ci ha confermati con il sigillo ecclesiale della Chiesa Episcopale della Comunione Anglicana, dopo averci riconosciuti come Ordine Monastico Ecumenico. Grazie, Eccellenza, perché Lei è stato quel padre, riflesso terreno della paternità di Dio, che avevamo pregato, sperato e desiderato. Con Lei ringraziamo l’Arcidiacono Walter Baer e l’Arcidiacona Longhitano che, come preziosi custodi, ci hanno consigliato e accompagnato. Oggi ci sentiamo accolti e coccolati dalla Chiesa di Cristo, che ingloba e tiene unite nel mistero dell’amore di Dio Trinità tutte le Chiese cristiane, in attesa di quel giorno radioso e splendido in cui finalmente tutti saremo riuniti, come un unico Gregge, sotto l’unico Pastore vero che lo stesso Signore Gesù.
L’anelito dell’unità si è acceso, dapprima come una fiammella nel nostro cuore, poi è diventato esigenza di un impegno non occasionale, ma di dedicazione di tutta la vita e così ha assunto la forma di una concreta spiritualità e stile di vita. Non si tratta di fare iniziative ecumeniche, ma di dare una forma ecumenica alla quotidianità della vita di fede.
Questa forma di vita ecumenica viene plasmata dalla ricca tradizione spirituale di Benedetto da Norcia: ora, lege et labora, che sono i tre campi in cui già da ora, da subito le differenti Chiese possono già vivere insieme.
Ora: Prega! La preghiera, anzitutto dei Salmi, secondo la tradizione monastica, è un patrimonio comune. Non possiamo ancora condividere la stessa Mensa eucaristica, ma possiamo già da ora condividere l’altare dell’incenso che è il nostro cuore che si scioglie nella lode di Dio.
Lege: Leggi! La centralità della Parola di Dio è il cuore della vita della Christiana Fraternitas ed è il comune patrimonio di fede di tutte le Chiese cristiane. Ascoltare le molteplici voci cristiane, che si radunano attorno alla Parola, ascoltata, meditata, pregata e condivisa secondo il metodo della lectio, proprio della tradizione monastica, non può che arricchire tutti.
Labora: Lavora! Non solo nel senso che i monaci di questo Ordine devono provvedere da sé ai bisogni propri e della fraternità, ma nel senso che noi cristiani possiamo già da ora lavorare insieme per il bene e la promozione dell’uomo. Tutto ciò che insieme faremo perché ogni uomo e donna possa vivere felicemente la propria dignità sarà il modo migliore per dare insieme il nostro servizio a Dio.
Recentemente il nostro Vescovo Pierre ha pubblicato un articolo nel quale ha usato parole coraggiose e profetiche: “Siamo entrati in una nuova era – egli scrive – in cui l’ecumenismo è dato per scontato dal popolo e allo stesso tempo il movimento ecumenico rallenta a causa della mancanza di interesse delle gerarchie cristiane”. Noi vogliamo anzitutto tenere accesa la fiamma dell’unità nel nostro cuore e, se poi questa nostra vocazione servirà a fecondare il bisogno di unità delle nostre Chiese di provenienza, ben volentieri offriremo questo servizio ecclesiale. Il motto benedettino non anteporre nulla all’amore di Cristo ancora una volta ci indica la via: non possiamo amare le nostre Chiese e le loro istituzioni più di quanto amiamo Gesù. E se amiamo Gesù, allora non possiamo che implorare il dono dell’unità e per essa spendere tutta la nostra vita.
In questo giorno, non posso non esprimere parole di gratitudine a quanti in vario modo ci sono stati vicino.
Anzitutto saluto e ringrazio i Pastori e Ministri di Culto, qui presenti, rappresentanti delle Chiese Ortodosse del Patriarcato di Costantinopoli e del Patriarcato di Mosca; i Presbiteri e i religiosi della Chiesa Cattolica; i tanti Pastori delle Chiese riformate che ci hanno arricchiti con la loro predicazione; i fratelli delle Chiese vetero-cattoliche, e tra tutti il Vescovo di Austria Heinz, che vuole tornare presto a visitarci.
Un grato pensiero ai Consiglieri del Capitolo Apostolico: al competente dott. Luciano Latartara ed ai meravigliosi coniugi Matilde e Gerardo Di Benedetto, che ci hanno aperto le porte del loro cuore prima ancora delle porte della loro casa di Villa Pantaleo, che rimarrà sempre la culla dove abbiamo mosso i primi passi e dove siamo cresciuti insieme.
Grazie ai miei fratelli e sorelle, Monaci della Christiana Fraternitas, che siete la mia famiglia spirituale e la porzione prediletta del mio cuore.
Vorrei – almeno oggi – esprimere pubblicamente la mia gratitudine, che sempre porto nel cuore anche se quasi mai la esterno, alla mia famiglia: a mamma, a Gino, a Nunzia che oggi è venuta da Ravenna. Senza di voi ed il vostro appoggio non sarei riuscito ad andare avanti.
Grazie ai tanti fratelli della comunità delle folle. In circa 500 finora vi siete affacciati alle nostre iniziative. È un bel traguardo, è soprattutto un dono del Signore, ma è anche uno sprone a impegnarci perché qui possiate sempre sentirvi a casa.
Una attestazione di pubblica gratitudine all’ASL di Taranto, nella persona del Direttore Generale, Avv. Stefano Rossi, e ai suoi Collaboratori che – consapevoli del dovere delle Istituzioni Pubbliche di garantire a tutti i diritti costituzionalmente sanciti – hanno restituito questa Casa di Preghiera alla Comunione Anglicana. Ma non solo ad Essa, perché attraverso di essa questo luogo è sin d’ora messo a disposizione di tutte quelle Chiese cristiane o gruppi religiosi – soprattutto minoritari – che non hanno un luogo proprio. Qui le porte sono aperte a tutti! Nessuno verrà mai escluso, come nessuno è escluso dal cuore di Dio.
Un cordiale saluto e ringraziamento alla Rappresentante del Signor Sindaco di Taranto, la dott.ssa Carmen Galluzzo Motolese, alla quale vogliamo da subito affermare la nostra piena disponibilità a collaborare per la crescita del nostro territorio. A voi non sfugge che questa sera, nel nostro piccolo, abbiamo compiuto – con la grazia di Dio – un prodigio: l’Europa ha guardato a Taranto e Taranto viene portata in Europa. Il respiro universalistico della Chiesa Episcopale non potrà che fare bene a questo nostro territorio, la cui più grande fame e sete sono quelle culturali e civiche. La Chiesa Episcopale è stata ed è in prima linea nella promozione della persona: ha per prima lottato per l’abolizione della pena di morte, ha per prima ordinato una donna prete e vescovo; quotidianamente opera perché a tutti vengano riconosciuti i diritti, senza distinzione o discriminazione di genere, di cultura, di razza e di religione. Senza questa nuova civiltà dell’amore, che consente ad ogni persona di esprimere ed essere se stessa, nel rispetto delle leggi democratiche, non si potrà avere un reale ed integrale sviluppo di questo territorio.
In questo senso l’umanità tutta è ancora pellegrina, ovvero in cammino verso la piena affermazione della dignità della persona in tutti i suoi aspetti. Benedetto da Norcia ha fatto dell’accoglienza fraterna del pellegrino, di ogni pellegrino uno degli impegni fondamentali delle abbazie. Noi vogliamo anzitutto essere pellegrini in prima persona, cioè mai sentirci arrivati; ed inoltre vogliamo accogliere i pellegrini e camminare con loro perché essi trovino non strade precostituite da altri, ma quella unica e irripetibile che il Signore vuole percorrere con ciascuno.
Al termine di queste mie parole, mi torna ancora in mente l’espressione: tantum aurora est! Siamo soltanto all’alba! Stasera abbiamo vissuto, grazie a Dio un traguardo, che tuttavia è al tempo stesso un nuovo inizio. Ed è per questo che vorrei concludere chiedendovi una preghiera: Fratelli miei, pregate sempre per me. Perché questo dono e compito che mi è stato dato sia fecondo. Che io veda solo come gli occhi di Gesù vedono, che io ascolti solo come le orecchie di Gesù ascoltano, che io tocchi solo come le mani di Gesù toccano, che io pensi solo come la mente di Gesù pensa, che io parli solo come la bocca di Gesù parla, che io ami solo come il cuore di Gesù ama. Solo così ogni singola persona o cosa che la Provvidenza metterà sulla strada della mia esistenza, non sarà motivo di tentazione e di peccato bensì di conversione, perdono e santità tanto per me quanto per le stesse. Amen, alleluja!
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